Di Sergio Atzeni
Il nome “Bonaria” deriva probabilmente da “Balnearia” ossia zona di terme o di mare, che secoli
or sono lambiva i piedi dell’attuale e imponente scalinata che da viale Diaz permette di
raggiungere la basilica sul colle..
Il colle ha una lunga storia risalente al periodo punico e romano, come testimoniano i sepolcri
ipogeici ed i colombari destinati a sepolture presenti nella zona.
Ai piedi del colle sorgeva una chiesa, ormai scomparsa, che in tempi remoti si chiamava “Sancta
Maria in Portu Gruttae” con chiaro riferimento alle grotte e alla zona portuale allora esistente.
Più tardi quell’edificio consacrato prese il nome di San Bardilio diventando la parrocchia della zona
e come tale accolse il cardinale Visconti in occasione della sua visita in città nel 1263, quando
dipendeva dal duomo di Pisa ed era affidata ai frati Minori di San Francesco.
Al tempo dei pisani (1218-1324) Bonaria era quindi un porto commerciale nel quale arrivavano le
merci conservate poi in magazzini che sorgevano lungo la strada principale del borgo chiamata via
Dei Mercanti. Quando, nel 1324, gli Aragonesi giunsero per conquistare Castel di Calari (l’attuale
Castello), occuparono il colle e ne fecero una città fortificata, dalla quale partivano gli attacchi
contro i pisani assediati nella rocca di Castello.
La costruzione dell’antico e ormai scomparso santuario sulla sommità del colle risale a quell’anno
e fu affidato ai frati della Mercede, famosi per il loro impegno nel riscattare i prigionieri cristiani in
mano ai musulmani. Poi nel 1336 si costruì il monastero adiacente che con numerosi
rimaneggiamenti è giunto fino a noi.
Con gli iberici la città di Bonaria, forte di 7000-8000 abitanti, diventò un centro antagonista della
Calari castellana e residenza dei nobili aragonesi e di tutto lo stato maggiore militare. Fu capitale
del Regno di Sardegna e Corsica dal 15 giugno 1324 al 10 giugno 1336, poi il borgo fortificato fu
lentamente abbandonato e cadde in rovina così il santuario rimase l’unica costruzione in quella
zona oramai degradata e priva di popolazione.
Nel 1370, come narra la leggenda, in una giornata di tempesta, approdò nelle vicinanze del
monastero una cassa che nonostante gli sforzi non fu possibile rimuovere.
Furono chiamati i frati della Mercede e d’incanto essa diventò leggera e fu agevole trasportarla in
convento dove, una volta scoperchiata, mostrò il suo contenuto: una statua Lignea della Vergine
Maria con in braccio il bambino Gesù: la pesante cassa di noce era evidentemente caduta in mare
da una nave in rotta verso la Spagna.
Il santuario, da allora chiamato Nostra Signora di Bonaria, custodisce tuttora i resti della cassa e la
statua che vengono venerati dai naviganti che nei secoli hanno donato numerosi ex voto ora
compresi in un museo.
Il punto esatto dove il simulacro approdò nel 1370 e segnato da una colonna sul lato destro della
grande gradinata costruita in tempi recenti e segna anche la linea antica del mare.
In quei tempi Nostra Signora di Bonaria fu designata patrona dei naviganti e la sua venerazione
superò il mediterraneo infatti nel 1570 lo spagnolo Pedro Mendoza si affidò alla madonna per
proteggere la sua spedizione attraverso l’Atlantico. Una volta giunto alla foce del Rio della Plata
chiamò la città da lui fondata “Buenos Aires” in onore della vergine che consentì l’esito positivo
della spedizione: cioè l’attuale Buenos Aires.
Per questo il Papa argentino Francesco, in occasione della sua visita pastorale a Cagliari il 22
settembre del 2013, ha ricordato i legami tra la capitale argentina e il capoluogo sardo dovuti
proprio alla spedizione di Pedro de Mendoza..
All’antica chiesa di origine aragonese rimaneggiata nel tempo, si affiancò nel 1703, la moderna e
imponente basilica opera dell’ex ingegnere militare Felice de Vincenti e del suo allievo Giuseppe
Viana, che fu ultimata nel 1956.