Stefano, infermiere al Brotzu: “In battaglia e lontano dai miei genitori per proteggerli dal Coronavirus” 

Stefano Planta, 29 anni, da qualche giorno abita in un alloggio donato dalla titolare di una casa vacanze: “Troppo rischioso vivere con i miei, sono anziani e malati: ogni giorno ripeto a me stesso e a loro che andrà tutto bene e che usciremo da questo incubo” 


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Ventinove anni, infermiere da novembre 2017, Stefano Planta è uno dei tantissimi operatori del Brotzu in trincea da settimane contro il Coronavirus. Da una settimana non abita più insieme ai suoi genitori, “anziani e malati”, ma in un alloggio che gli è stato donato dalla titolare di una casa vacanze in uno dei quattro rioni storici della città dopo l’appello lanciato dal Nursing Up. Zero spese e massimo impegno, quotidiano, nel reparto di Chirurgia generale del più grande ospedale della Sardegna: “I rischi, ovviamente, li corriamo tutti”, spiega. “Non mi pesa più di tanto vivere da solo. Certo, mi mancano i miei genitori e non vedo l’ora di abbracciarli, ma per il loro bene è meglio che io adesso stia distante da loro. Prima,  quando tornavo a casa ed era già scoppiata l’emergenza Coronavirus, avevo sempre il timore di poterli contagiare e dunque cercavo di rispettare le distanze di sicurezza, ma in una casa è abbastanza difficile”. Ora, in un semplice ma confortevole open space, la situazione è decisamente migliore.
“Quando non sono in reparto ne approfitto per leggere libri e soprattutto per fare dei corsi online ad hoc per noi infermieri, per essere ancora più preparato sui protocolli da seguire. Alla fine andrà tutto bene, lo ripeto ogni giorno e lo dico anche a mio padre e mia madre via Skype. Tutti, però, devono seguire le regole: uscite di casa il meno possibile è andata a fare la spesa anche meno di una volta alla settimana”.


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