Stefano, il lavoratore sardo nei cantieri della Tav: “Solinas, fai provare anche a noi la gioia di tornare a casa”

“Certo non ci impediscono di scendere, potremmo farlo (chiedendo il permesso in quanto giusta causa) ma ci impedirebbero di rientrare a lavoro per tempo (qui i lavori, anche se a ritmo ridotto, si può dire che non si sono mai fermati) e non possiamo permetterci di rimanere bloccati giù 14gg e, caso mai, rischiare anche il posto di lavoro”


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Cara redazione di Castedduonline,
Mi chiamo Stefano. Lavoro fuori Sardegna nei cantieri della Tav (terzo Valico, Piemonte e Liguria).
Leggo spesso la vostra rivista per tenermi informato sugli avvenimenti della mia terra. Penso di parlare anche a  nome di tanti altri lavoratori sardi che, come me,  lavorano in questi cantieri e che si trovano a dover fare i pendolari, interegionali. Facciamo i turni e ogni venti giorni rientriamo a casa, nella nostra terra e dalle nostre famiglie, per godere di 4 gg di meritato riposo, per poi ripartire.
Purtroppo è dal mese di Marzo che, io personalmente e tanti altri, non riusciamo a scendere a casa in virtù dell’isolamento fiduciario che ci costringe a passare 14gg isolati da tutto e tutti. Pensavo che dopo due mesi di restrizioni fosse finita e  assaporavo la gioia di poter riscendere a casa, invece con l’ultimo decreto del 02 Maggio, la regione Sardegna ha ulteriormente prorogato questa restrizione; certo non ci impediscono di scendere, potremmo farlo (chiedendo il permesso in quanto giusta causa) ma ci impedirebbero di rientrare a lavoro per tempo (qui i lavori, anche se a ritmo ridotto, si può dire che non si sono mai fermati) e non possiamo permetterci di rimanere bloccati giù 14gg e, caso mai, rischiare anche il posto di lavoro.
Vorrei, quindi, sollecitare il Presidente Solinas, in quanto rappresentante della regione Sardegna, a pensare anche a noi, lavoratori pendolari interegionali, quando il 17 maggio scadrà quest’ultima ordinanza, e poter permetterci di riprendere a viaggiare e stare, quei pochi giorni che ci spettano, nella nostra terra con le nostre famiglie, perché tre mesi son tanti, troppi.
Saluti
Un vostro lettore


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