di Marcello Roberto Marchi
Gli antichi Romani, i conquistatori e civilizzatori del mondo, mentre nell’intimità delle loro lussuose ville davano ristoro alle proprie fatiche con orgie sfrenate di ogni genere, raccontano gli storici,, tenevano sottomesso il Popolo dandogli il modesto contentino di ” panem et circenses “, cioè pane e divertimento per far così dimenticare alle persone le condizioni di miseria, le difficoltà quotidiane nelle quali erano costrette a vivere.
Così è tutto sommato anche oggi, nell’era moderna, nei primi anni del duemila, nelle Città e nei Centri abitati dove non si è capaci di dare prospettive di sviluppo e di lavoro,
Non potendo dare alternative ai giovani e a chi non ha lavoro , si progettano, oggi, e si agevolano in tutti i modi le “movide” , l’invasione di tavolini nelle strade e nelle piazze, sottratte così alle loro funzioni strutturali e specifiche, cioè quello di essere infrastrutture primarie dello sviluppo civile, economico e sociale dell’intera Comunità. Alle famiglie, , ai pensionati, ai bambini, a chi ha diritto al riposo quotidiano perchè malato, per lo studio, per le professioni si offrono le vie pedonalizzate e assolate, sporche di ogni possibile luridume , prive di posti a sedere con poche panchine rigorosamente inglobate, senza alcuno scrupolo dai gestori delle selve di tavolini , se non addirittura asportate con il consenso o meno dell’ amministrazione comunali
Questo è un quadro reale della situazione che si vive da alcuni anni a questa parte a Cagliari, capoluogo della Sardegna,
Non contenti di tutto ciò, in questo assolato mese d’agosto 2017, gli Amministratori cittadini hanno voluto aggiungere un’altra perla: la chiusura al traffico della Via Roma per dare spazio alla saga dei tavolini e dei viveurs, in una strada assolata dall’alba fino al tramonto e per soddisfare la voglia dell’appariscenza e di dimostrare che, intanto governano loro.
Le cronache dei giornali, i servizi televisivi, i commenti tra la gente, di chi vive e di chi viene in Città, di che cosa hanno parlato e parlano ? quali discorsi si sono fatti in questi ultimi sei anni se non quelli che riguardano le strade e le piazze del Centro storico, come se le altre parti della Città non esistessero, e come se Cagliari non avesse altre prospettive ?
Ecco, questo viene da chiedersi . in questi sei anni di governo del Sindaco Zedda e della sua maggioranza, ma anche di quelli che sono stati e sono all’opposizione qual è stato, qual è il “Progetto” di Cagliari in Sardegna, in Italia , in Europa, nel mondo ? Il futuro che si ipotizza ?
Intanto il Porto Terminal è in agonia, la Fiera Internazionale della sardegna è morta e sepolta, nel Porto di Via Roma le due Stazioni marittime, quella vecchia e quella nuova sono solo delle belle
” statuette” nel mare, il commercio cittadino è in agonia : asfaltare non è governare, ammonisce un vecchio detto.
Asfaltare e lastricare le strade di Cagliari, pedonalizzare, chiudere l’intero Centro storico in una gabbia, favorire la monoimpresa, come è quella legata ai bar e ai ristoranti, oltre che una miope scelta politica ed economico per il presente , è una strategia perdente per la proiezione del futuro
della Città.