Soleminis, campo estivo negato a bimbo autistico:la rabbia della madre

La storia di un bimbo di 5 anni affetto da una lievissima forma di autismo escluso dalla cooperativa che gestisce un centro di aggregazione. La madre: “Mio figlio è stato discriminato”


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Chiede di iscrivere il figlio al campo estivo in un centro di aggregazione sociale che frequentava da un anno, ma dopo un “le faremo sapere” non riceve nessuna risposta. Protagonista della triste vicenda un bimbo di 5 anni di Soleminis, affetto da una lievissima forma di autismo. Per lui nessun campo estivo a luglio. “Si sono dimenticati di darmi una risposta – spiega amareggiata R. A., madre del bambino – Almeno questa è stata la giustificazione ricevuta alcuni giorni fa: l’unica cosa certa è che mio figlio è stato discriminato”.

La storia. “A luglio – racconta con rabbia la madre – ho deciso di iscrivere il mio bambino al campo estivo nel centro di aggregazione che frequentava da un anno e dove, tutto sommato, si trovava bene. Ma al momento della richiesta dei moduli, una delle ragazze della cooperativa mi ha chiesto se mio figlio sarebbe dovuto andare solo. Ho risposto che, in caso di uscite, ci sarei stata io oppure non l’avrei mandato. A quel punto mi è stato detto che mi avrebbero fatto sapere. Ma così non è stato: luglio è passato e io non ho ricevuto nessuna risposta. Ho sofferto in silenzio, con la consapevolezza che a mio figlio era stata negata la possibilità di trascorrere un mese con altri bambini della sua età”. Dieci giorni fa l’epilogo. “Mi ha chiamato la coordinatrice della cooperativa – dice la madre del bimbo – e mi è stato detto che durante l’estate non c’era un operatore che si potesse occupare solo di mio figlio, e che si erano dimenticati di comunicarmi la risposta: aldilà del fatto che la sua forma di autismo è talmente lieve da non averne bisogno, avevo comunque specificato che in caso di uscite ci sarei stata io. Ma la cosa più grave è che si siano dimenticati di farmi sapere. Combatto da anni perché mio figlio non venga considerato diverso, e ho deciso di raccontare questa storia proprio per evitare che succeda ad altri bambini”. 


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