Ora è la gente di Capoterra che non ci sta. Di fronte a tanti anni di ritardi e di indifferenza. Di fronte alle solite promesse dei politici che, ora, si dicono pronti a marciare su Roma per i soldi scippati a Capoterra. Ma che sinora, alle manifestazioni di protesta, in realtà non si sono mai visti, ed è strano che lo facciamo a ridosso delle elezioni regionali. Comunque, la rabbia di Capoterra sta esplodendo davvero: i fondi per la messa in sicurezza del territorio sono stati dirottati dal governo verso altre zone, dopo il dramma di Cleopatra. Ma qui altre persone sono morte, e soltanto pochi anni fa. Oggi ecco la lettera aperta di Barbara Cocco, portavoce della protesta nella costa: “Sono Barbara Cocco, rappresento un gruppo di oltre 700 cittadini che mi chiedono di raccontarvi questo. Abitiamo nel territorio di Capoterra, area duramente colpita dall’evento alluvionale accaduto il 22 Ottobre del 2008.Da allora, nonostante le numerose promesse, si è assistito ad un assoluto immobilismo da parte delle istituzioni.
Il ricevere la notizia che il Senato della Repubblica avrebbe approvato il 70° comma all’art. 1 della Legge di Stabilità che prevede il dirottamento dei 27,6 milioni di euro stanziati per la messa in sicurezza dei territori colpiti da altri eventi di carattere idrogeologico avvenuti negli anni passati, ci ha lasciati esterrefatti.
Da ciò è nata la necessità di segnalare che tale proposta non può che essere frutto di un mero errore da parte dei funzionari e che solo il Vs. attento intervento potrà rimediare.
Superfluo rammentare che la ricostruzione di un territorio danneggiato da simili eventi ha un costo enormemente maggiore di quello afferente alla sua migliore messa in sicurezza, senza contare il prezzo in vite umane che costantemente la comunità si trova a dover pagare a causa di simili “imbrogli” burocratici.
Dalle parole proferite dal Presidente della Regione Sardegna, dott. Cappellacci in un recente incontro televisivo, si evincerebbe che, paradossalmente, i fondi stanziati per la ricostruzione post evento esulerebbero dai conti del c.d. Patto di Stabilità mentre quelli stanziabili per la messa in sicurezza preventiva vi rientrerebbero.
Comprenderanno le SS.LL. che un simile malinteso normativo non fa che complicare sempre più il già poco snello lavoro delle Amministrazioni Locali.
Senza altresì contare che simili opere svolte sotto il diretto e costante controllo del Governo Centrale, porterebbero ad un considerevole aumento dei posti di lavoro, il che genererebbe, oltre che migliori condizioni di vita per i cittadini tutti, anche un maggior gettito fiscale per lo stato oltre che un aumento del reddito procapite e quindi delle possibilità di spesa delle famiglie duramente provate dal perdurante stato di crisi”.