Soldi per il gas alla Sardegna, il governo Draghi dice no: esplode la polemica

Ieri il Governo non ha ammesso l’emendamento proposto dalla presidente della Commissione Lavoro alla Camera con cui prevedeva una misura compensativa nella misura del 25 per cento anche per l’acquisto di gas non naturale e di altri prodotti energetici. La rabbia delle industrie sarde


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Soldi per il gas alla Sardegna, il governo Draghi dice no: esplode la polemica. Ieri il Governo non ha ammesso l’emendamento proposto dalla presidente della Commissione Lavoro alla Camera con cui prevedeva una misura compensativa nella misura del 25 per cento anche per l’acquisto di gas non naturale e di altri prodotti energetici sostitutivi laddove le carenze infrastrutturali impediscano l’approvvigionamento diretto di gas naturale. Ossia un intervento a favore delle aziende sarde che non possono usare il gas semplicemente perché in Sardegna non c’è ancora. E le segreterie territoriali dei sindacati vanno all’attacco: “In questi ultimi tempi si è parlato tanto di insularità. È il caso che dalle parole si passi ai fatti perché, a questo punto, si rende necessario far sentire la nostra voce. Tutti quanti siamo penalizzati due volte. Se un’azienda come la Portovesme srl fosse a Brescia piuttosto che a Sassuolo andrebbe a risparmiare 50 milioni di euro all’anno in costi energetici grazie a strumenti non applicabili in Sardegna; chiediamo gli stessi interventi per poter avere la stessa competitività. Come deciso ieri nella riunione con le Segreterie Confederali CGIL CISL UIL la manifestazione a Roma è più che mai necessaria, chiediamo che da parte di tutti i rappresentanti istituzionali, dai comuni alla Regione, continuando con i parlamentari, ci sia un’assunzione di responsabilità e arrivi quindi il sostegno a questa mobilitazione. L’approvazione dei decreti attuativi per l’utilizzo del provvedimento dell’energy release non sono più rinviabili per garantire la continuità produttiva della fabbrica, così come è necessario pensare a interventi strutturali. Il cosiddetto principio di insularità deve valere sempre. E per renderlo attuabile è necessario partire da un fatto concreto come questo”, concludono i segretari territoriali dei principali tre sindacati sardi.

“Se all’assenza della Regione si somma anche la disattenzione del Governo, per la Sardegna le prospettive saranno nere. La delusione è grande e la mobilitazione dei sindacati è più che comprensibile. Certo non potrò lasciar cadere un intervento fondamentale per dare energia alle industrie dell’isola, lavorerò ancora affinché la misura di sostegno sia inserita in uno dei prossimi provvedimenti”. Lo dichiara la presidente della commissione Lavoro della Camera Romina Mura (Pd), dopo che il Governo non ha ammesso l’emendamento che prevedeva di estendere l’accesso al credito di imposta, pari al 25%, anche ad aziende costrette a utilizzare fonti energetiche sostitutive del gas naturale e ad acquistare “gas non naturale e altri prodotti energetici sostitutivi laddove le carenze infrastrutturali impediscano l’approvvigionamento diretto di gas naturale”. Un intervento a favore delle aziende sarde che non possono usare il gas perché in Sardegna non è ancora disponibile.

“Questa è una autentica discriminazione nei confronti delle aziende energivore sarde che – spiega la deputata dem – oltre a essere colpite dalla crisi e dai rincari non possono accedere alle stesse agevolazioni di cui beneficiano quelle ‘continentali’: quasi un incentivo alla delocalizzazione interna. L’insularità sta per entrare in Costituzione ma qui – conclude Mura – abbiamo una conferma del fatto che le dichiarazioni solenni devono essere nutrite di politiche concrete”.


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