Sofferenze, sogni e riscatti dietro le sbarre di Uta: i racconti delle detenute diventano un libro

Dodici donne hanno deciso di raccontare la loro permanenza nel carcere. Il libro si chiama “Oltre”: “Chiedono comprensione, non commiserazione, considerazione e non pregiudizio, accoglienza e rispetto, non giudizio”


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Oltre” è il titolo della raccolta di racconti, elaborati da un gruppo di detenute, nell’ambito di un progetto di scrittura creativa che le ha impegnate nell’arco di un anno. Il prodotto editoriale, che si aggiunge al murales “Oltre”, realizzato nella sezione femminile della Casa Circondariale “Ettore Scalas” di Cagliari-Uta, è il risultato della collaborazione tra l’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV”, la Casa Editrice “Pettirosso” e il Festival Liberevento.  Le finalità dell’iniziativa editoriale sono state illustrate in una conferenza stampa, presenti alcune detenute, da Marco Porcu, Direttore della Casa Circondariale, Giuseppina Pani, responsabile dell’Area Educativa e da Federica Portoghese, Claudio Moica, Anna Lusso e Maria Grazia Caligaris. Alla realizzazione del progetto ha contribuito anche Rita Corda.  “In questo libro – ha detto Claudio Moica – troverete riflessioni, sogni speranze e illusioni di donne, senza aggettivi. Persone che al vissuto aggiungono un tocco di creatività che le rende infinite, lontane dagli stereotipi, capaci di leggere se stesse e il mondo che le circonda senza paura. E dentro ogni storia ci sono le nostre storie personali”.  “È stata un’esperienza di notevole impatto emotivo che – ha sottolineato Federica Portoghese – mi ha offerto un’occasione di confronto con una realtà che non conoscevo direttamente. Insomma è stata una bella lezione. Ho aperto gli occhi sulla vita detentiva ma soprattutto ho conosciuto persone affettuose e sensibili, oltre qualunque stereotipo”. > > “Lavorare fianco a fianco con persone la cui esistenza è stata messa a dura prova dalla vita – ha aggiunto Anna Lusso – non è stato facile, soprattutto all’inizio quando era indispensabile trovare una modalità di relazione nel rispetto delle singole personalità. L’esperienza più interessante è stata proprio la creazione di una realtà “oltre”, andando a scoprire i tratti comuni della donna, delle donne”.

 

 

 

“È stata un’esperienza particolarmente coinvolgente – ha affermato Daniela a nome della autrici detenute – che ci ha permesso di riflettere e ripercorrere momenti della nostra vita. Un momento di creatività e di pensieri positivi”. “Il volontariato – ha evidenziato Marco Porcu – ha un ruolo fondamentale nel funzionamento delle Istituzioni penitenziarie. Le associazioni che a vario titolo operano all’interno del carcere, compreso quello di Uta, contribuiscono in maniera determinante a realizzare quelle attività trattamentali su cui si basa la costruzione dei percorsi di risocializzazione dei detenuti, secondo il principio contenuto nella nostra Costituzione. SDR, in particolare, si è spesa efficacemente per migliorare la condizione dei detenuti dentro le mura del carcere, con un’attenzione privilegiata nei confronti delle detenute”.  “In questi drammatici racconti, le donne – ha detto Giuseppina Pani – esprimono sofferenze profonde, ma anche grande coraggio e voglia di riscatto. Chiedono comprensione, non commiserazione, considerazione e non pregiudizio, accoglienza e rispetto, non giudizio”.  “La condivisione costante di stati d’animo e sentimenti, in un ambiente dove la privazione della libertà è un segno immodificabile – ha concluso Maria Grazia Caligaris – ha permesso a noi e alle donne di fare un percorso creativo che ci ha permesso per qualche ora di stare insieme fuori dallo spazio e dal tempo. Attimi di libertà in cui abbiamo ritrovato la nostra più profonda identità. Per questo diciamo grazie”.