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Più di un bambino su quattro (il 26,8%) residente in Sardegna passa oltre 3 ore e mezza del suo tempo davanti a uno schermo, sia esso del pc, di un tablet o di uno smartphone a fronte di una media del 22,7% rilevata in Italia e del 9,3% rilevata in Inghilterra, Germania, Russia e Francia. È il dato che emerge da una ricerca commissionata da Duracell per comprendere le abitudini di gioco delle famiglie di oggi. Secondo quanto rilevato l’83,4% degli intervistati nella regione Sardegna (circa di 8 famiglie su 10), ammette di giocare sempre più sui dispositivi dotati di video a discapito di altre attività più tradizionali.
La ricerca, condotta da Censuswide, ha rilevato la forte crescita dei nuovi giochi digitali ma, a fianco a questa tendenza, ha anche evidenziato il desiderio da parte delle famiglie sarde di trovare un’alternativa a questo tipo di attività. Così, nonostante i giochi su schermo siano i protagonisti indiscussi dei pomeriggi in casa, il 63,4% delle famiglie intervistate in Sardegna si dichiara disponibile ad accogliere un’alternativa diversa dal gioco digitale e a trascorrere più tempo all’aria aperta.
Dai dati emersi si riscontra un grande bisogno di condividere più tempo con i figli, infatti il 24% dei genitori vorrebbe leggere più favole ai propri bambini, mentre ad altri piace divertirsi con loro ai parchi tematici (27%) o giocare con giochi di società (32%).Ma quali sono le alternative ai giochi digitali preferite proprio dai bambini sardi? Tra i giochi attivi riscontrano ancora un grande successo le attività all’aria aperta, come l’andare in bicicletta (48%), oltre ai giochi più classici ma sempre amati, come costruzioni (48%) e macchinine (41%). Molti bambini invece amano disegnare (39%) o cucinare con i genitori (34%). Ma nelle case sarde esistono ancora dei luoghi digital free, non contaminati dalla presenza di tablet e dispositivi? I primi tre luoghi sacri “non digitali” sono rappresentati dalla vasca da bagno (49%), dai servizi igienici (39%) e dal letto (27%), mentre la tavola è per il 30% delle famiglie il luogo in cui i device dovrebbero essere sempre off limits.
A commento di questo studio, lo psichiatra e psicoterapeuta Raffaele Morelli afferma: “I risultati della ricerca ci portano ad affrontare un fenomeno nuovo, ma non inaspettato. I giochi digitali rappresentano una valida alternativa, se utilizzati per periodi limitati di tempo. Le due dimensioni possono e devono coesistere. Il gioco attivo implica un’attività reale e concreta, attraverso la quale i bambini comprendono come far funzionare le cose e che da una loro azione può scaturire un effetto concreto. Il gioco attivo non è solo un passatempo, serve proprio per potenziare le loro capacità innate, che sono immense”.