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di Vanessa Usai
Dal 1962, Silvana Marongiu sforna il pane con la sua indistruttibile pala costruita con il rottame di aereo della Seconda Guerra Mondiale. E’ la stessa Silvana, ottantenne di Villaputzu dal senso pratico che sa come far quadrare il bilancio familiare, a raccontare l’incredibile storia iniziata nel 1943. All’epoca era una bambina di 5 anni e nell’estate del ’43, in piena fase dei bombardamenti su Cagliari, gli aerei che sorvolavano i cieli del Sarrabus erano all’ordine del giorno. Ma quella mattina, racconta la donna, “sembrava che dall’alto cadessero dei fiori di mandorlo”.
Poco dopo gli abitanti realizzarono che si trattava di paracadutisti. Il velivolo dell’aviazione nemica precipitò sulla collina di Sa Pira de Guvventu, non lontano da Masala, la zona in cui il signor Pietro Marongiu, padre della piccola Silvana, aveva il suo ovile, a circa 6 chilometri dal paese. Per qualche giorno agli abitanti di Villaputzu fu proibito di avvicinarsi nell’area, ma successivamente le autorità consentirono il recupero dei rottami sparsi per la collina.
“In tempo di guerra i metalli erano preziosi, e a raccogliere i rottami andarono non solo i fabbri locali, Erminio Madeddu e Beniamino Seu, ma anche altri villaputzesi, tra cui mio padre”, spiega la donna. Che con l’alluminio dell’aereo costruì due pale, una delle quali ha prima sfornato il pane di sua moglie, e poi è stata portata in dote da Silvana, che con quella stessa pala continua ancora oggi a sfornare civraxiu e panade a settimane alterne.
Oltre settant’ anni di onorato servizio, e nessuna intenzione di mandare in pensione questa pala unica al mondo: “E’ molto più maneggevole e leggera delle altre, continuerò a usarla fino a quando sarò in grado di fare il pane”.