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Continua a Siliqua la tradizionale tendenza di festeggiare le principali tappe dei compleanni insieme ai propri coetanei. Si era partiti con la festa dei quarantenni, poi a seguire cinquantenni, sessantenni, settantenni e ora anche gli ottantenni hanno pensato di celebrare insieme questo ragguardevole traguardo anagrafico. Si sono quindi dati appuntamento oggi alle 13,00 nel ristorante locale “Sa Forredda” per una giornata insieme ai propri congiunti. Un succulento pranzo con antipasto di mare, fregola sarda, raviolini di ricotta, carne in umido, grigliata di pesce, dolci e torta. La festa si è svolta in maniera serena all’insegna dei ricordi ed è stata per molti l’occasione per riallacciare rapporti solo apparentemente interrotti.
Sono state poi scattate le rituali foto di gruppo alla Madonnina e, infine, il commiato con la promessa di ritrovarsi tutti insieme alla prossima “tappa” dei 90 anni. Giovanna Ledda, Salvatore Bachis, Albina Pisanu, Giuseppe Esu, Fabio Mura, Guglielmo Farris, Antonia Lobina, Maria Marconi, Agostina Pitzianti, Ida Annis, Dino Pittau, Caterina Piras, Luciana Pontis e Maria Grazia Pittau, hanno partecipato al pranzo conviviale. «La lista degli ottantenni sarebbe stata molto più lunga», fa sapere Giovanna Ledda, leader del gruppo, «se avessero preso parte anche gli altri coetanei che per motivi vari non hanno potuto partecipare. Fra questi: Angela Giovanna Bachis, Paola Pusceddu, Angela Bachis, Raffaele Bachis, Maria Teresa Contini, Luigi Corda, Maria Teresa Diana, Sebastiano Lai, Elvira Mancosu, Rinaldo Mancosu, Eleonora Marini, Elio Murtas, Rosina Piras, Filomena Pirisi, Giulio Pittau, Ines Soddu, Maria Spiga, Giuliano Tinti e Gianni Tola». Giovanna Ledda, che ha compiuto 80 anni il 28 febbraio scorso, descrive inoltre alcuni particolari della sua infanzia. «Da bambina frequentavo le elementari di via Mannu, dove ora c’è il Municipio. Erano gli anni 1942-43, c’era la guerra e purtroppo nessuno di noi ha delle foto ricordo scolastiche. I militari quando scattava l’allarme ci facevano nascondere sotto le scale della scuola. Tra l’altro, avevamo il maestro Murtas, che era molto severo e ci impediva di giocare dicendo che dovevamo pensare solo a studiare».