Serramanna, lavoratori Cisa sul piede di guerra: dall’11 luglio finisce la cassa integrazione

Unione Sindacale di Base interviene a seguito delle note vicende che stanno interessando i comuni del Consorzio CISA, coinvolti in una battaglia a mezzo stampa e carte bollate


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Lavoratori Cisa sul piede di guerra: dall’11 luglio finisce la cassa integrazione e “faranno valere le proprie in piazza o davanti alle sedi dei comuni in guerra tra loro”. Unione Sindacale di Base interviene a seguito delle note vicende che stanno interessando i comuni del Consorzio CISA, coinvolti in una battaglia a mezzo stampa e carte bollate, sulla vicenda del sito di compostaggio. https://castedduonline.it/rifiuti-e-guerra-aperta-tra-i-sindaci-del-cisa-di-serramanna/

“I lavoratori – comunica il sindacato – all’11 luglio che, vogliamo ricordare ai contendenti, per l’ennesima volta, finiranno la cassa 
integrazione e saranno per la strada, non hanno mai parteggiato per l’una o l’altra parte. La USB non ha preso posizione nel conflitto, tutto politico, in atto tra i sindaci. L’unica posizione, purtroppo, chiara è quella dei dipendenti: rischiano di perdere il lavoro. Quando si fronteggiano amministratori pubblici, ognuno di essi tira acqua al proprio mulino con memorie esaustive e convincenti, e le parti rimangono distanti. Ma la verità alla fine sta sempre nel mezzo. Quando diversi mesi fa in prefettura la USB espresse forti preoccupazioni riguardo alle garanzie occupazionali, furono prodotti documenti di intenti che avrebbero dovuto rasserenare i lavoratori, rispetto ai quali il sindacato sembrava fare allarmismo ingiustificato. Oggi quell’allarmismo si è tragicamente trasformato in realismo quasi profetico. 
Il passaggio dei dipendenti dalla società in liquidazione al Consorzio è diventato il terreno di scontro all’interno del CISA e ogni parte coinvolta “pretende” di avere ragione. 
Tuttavia – spiega USB – non entreremo nello specifico delle singole posizioni politiche. Ci limiteremo a fare alcune osservazioni ad entrambi gli schieramenti. La prima riguarda la modifica statutaria avversata dai comuni di Serramanna e Samassi. I sindaci di questi due comuni nel dichiarare il proprio voto contrario esponevano le loro valide ragioni politiche. E pochi minuti dopo, davanti ai lavoratori riuniti in assemblea davanti alla sede del CISA, dichiaravano che avrebbero votato favorevolmente solo se la modifica avesse riguardato l’intero assetto societario, e non singole parti dello statuto. Ebbene, una volta portata all’ordine del giorno la modifica richiesta, questi due sindaci chiedono il commissariamento dell’ente. E le dichiarazioni ai lavoratori diventano parole al vento. 
La seconda riflessione riguarda l’altra parte in causa, ovvero il resto dei comuni del consorzio CISA, che deliberando a suo tempo lo scorporamento dell’impianto di compostaggio dalle competenze del Cisaservice Srl, cui erano addetti i lavoratori oggi in cassa integrazione, si trovano per le mani un impianto che deve oggi essere riavviato. Con una delibera del 9 giugno decidono che in caso di problemi nel passaggio dei dipendenti dal Cisaservice Srl al CISA si dovrà trovare l’alternativa dell’affidamento esterno. 
Ciò significa che, se tale alternativa sarà praticata, ci saranno delle maestranze, che lavoravano in impianto, in Cassa Integrazione e allo stesso tempo una società esterna pagata per lavorare in questo impianto. E anche le garanzie di quel documento prodotto in prefettura tanti mesi fa diventano parole al vento. 
Non sta a noi giudicare le carte bollate ma una riflessione amara sulla Vertenza in atto la vogliamo fare. La USB ha chiesto un tavolo tecnico unitario in Prefettura, che si è subito attivata chiedendo alle parti in causa di produrre le proprie argomentazioni finalizzandole all’obbiettivo della mediazione. Per tutta risposta le parti in causa scatenano una guerra sulla stampa e con note alla procura che, 
francamente ed oggettivamente, non va esattamente nella direzione di dare serenità ai lavoratori. Non ci rimane altro che continuare la lotta con cui, già in tempi non sospetti, denunciavamo il rischio di perdita del posto di lavoro. 
In quell’impianto devono tornare i dipendenti che ci lavorano da anni. Devono essere assorbiti e devono uscire dagli ammortizzatori sociali. I sindaci potranno far valere le proprie ragioni nei tribunali. I lavoratori faranno valere le proprie in piazza, o davanti alle sedi dei comuni in guerra tra loro. 
Saranno organizzati presidi davanti agli stessi se non accetteranno l’invito rivolto loro dal Prefetto. 
La pazienza ha un limite. In questa vertenza è stato abbondantemente superato”


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