Senza lavoro anche dopo la laurea, la grande fuga dei giovani cagliaritani: 13mila addii

I numeri “drammatici” della Caritas, migliaia di ragazzi e ragazze “scomparsi” negli ultimi due anni. Non solo giovani: in 15mila sono costretti a chiedere aiuto per cibo e cure. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA a don Marco Lai


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C’è chi resta e stringe i denti ma, senza lavoro, è costretto a bussare alle porte dei centri d’ascolto e delle parrocchie. E c’è chi, invece, vista l’età, preferisce partire chissà dove: nel Cagliaritano sono quattordicimila i giovani “fuggiti” tra il 2017 e il 2018. E, su 23mila ragazzi e ragazze tra i quindici e i ventinove anni, solo 23mila hanno un lavoro: nel 2010 erano novemila in più. I dati “drammatici” vengono snocciolati dalla Caritas diocesana di Cagliari. Tra le emergenze c’è anche quella dei giovani laureati senza lavoro: seimila persone con la coroncina d’alloro in testa ma senza lo straccio di un’occupazione. Tra le righe del dossier si legge anche che sono circa 15mila i cagliaritani che hanno chiesto aiuto a preti e parroci: novantamila i pasti forniti ai bisognosi e ben 1638 “disperati” che hanno avuto bisogno di un medico. E la situazione non migliora nemmeno alla voce “casa”: la gran parte degli italiani ha un alloggio, mentre moltissimi extracomunitari, soprattutto giovani, non hanno un tetto sotto il quale ripararsi. In tre casi su dieci chi bussa alle porte della Caritas è un italiano, mentre tra gli stranieri i più bisognosi sono i nigeriani, seguiti da marocchini e senegalesi.

 

“La situazione dei giovani è problematica, i pochi che abbiamo partono senza arte nè parte. C’è fatica nel trovare lavoro e quindi devono partire. Sulla povertà tutti gli indicatori ci dicono che facciamo fatica a riprenderci. I quarantenni e i cinquantenni si rivolgono ai nostri centri di ascolto per chiedere aiuto”, spiega don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari: “Il problema abitativo riguarda anche gli italiani, tra i nostri impegni più onrosi c’è quello di permettere alle famiglie di trovare una casa. Riguarda anche gli immigrati, ma qui in Sardegna non abbiamo un numero sufficiente di case popolari e dobbiamo andare nel mercato abitativo, e se non c’è lavoro non c’è busta paga e non c’è nemmeno la casa”.


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