“Senza dietisti, psicologi e dispositivi flash: le vite dei diabetici sardi peggiorate anche per il Covid”

Le cure e le promesse di aiuto dalla Regione? Rimaste sulla carta, o quasi, per tanti malati di diabete della Sardegna. Carol Tola, vicepresidente dell’associazione Diabetici Cagliari: “Settemila dispositivi per controllare la malattia, ne mancano ancora 17mila. Non ci sono medici che sostituiscano i colleghi andati in pensione, tanti bambini e famiglie senza sostegno che non riescono ad accettare la comparsa del diabete nella loro quotidianità”.

Un bollettino di guerra, o quasi. I diabetici sardi, a due anni e quattro mesi dall’inizio della pandemia del Covid, decidono di raccontarsi. Visite saltate, medici e dietisti spariti perchè andati in pensione, e mai sostituiti. E il virus, il maledetto virus che ha portato a una corsa a ostacoli continua l’esistenza di chi, ogni giorno, deve fare i conti con insulina, glucosio e cibo pesato. Carol Tola, 46 anni, di Mandas, diabetica, è vicepresidente dell’associazione Diabetici Cagliari e ha sin troppo chiara, purtroppo, la situazione di migliaia di diabetici: “Non ci sono mai stati rimpiazzi dei medici andati, giustamente i pensione, sia diabetologici sia dietisti. E andare in privato, a pagamento, è totalmente inutile: i dottori non possono rilasciare piani terapeutici che, per noi, sono fondamentali”. Quindi, aprire il portafoglio e pagare diventa un mero allenamento per le braccia. E inutile, ovviamente, per tenere sotto controlli il diabete. “La nostra vita è peggiorata da quando c’è il Covid, in qualche caso sporadico all’inizio siamo stati seguiti grazie alla telemedicina”, racconta la Tola. Che punta il dito anche contro le promesse, rimaste largamente inevase, della Regione: “L’assessore Nieddu aveva promesso 24mila nuovi dispositivi flash, sinora ne sono stati consegnati appena settemila. Decine di migliaia di malati di diabete, quindi, ne sono sprovvisti e devono continuare a tenersi sotto controllo anche con l’insulina”.
E poi c’è la non accettazione della malattia. Il diabete è cronico, è per sempre, una volta che arriva non scompare: “E non abbiamo psicologi, per noi sono una figura mitologica, mai esistita: tante famiglie vivono il dramma della non accettazione del diabete sui propri figli. E, anche così, quando i bimbi diventano adulti non riescono, a loro volta, a prendere consapevolezza della malattia”. E, dati alla mano, “c’è anche chi arriva a non curarsi, con il rischio di peggiorare drasticamente la propria condizione sanitaria”.


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