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Continua l’incubo di Irene De Agostini e la sua famiglia. Il 4 ottobre l’ufficiale giudiziario busserà ancora una volta alla porta dell’appartamento occupato di via Vasco de Gama nel quaritere S. Elia, dove la donna vive con il suo compagno Giuseppe e i 4 figli, di cui tre minori. La famiglia, in una non felice condizione economica aggravata dal problema di salute della piccola Marika, dieci anni, affetta da autismo, che ha necessità di assistenza continua, due anni fa ha occupato la casa. Per non vivere in mezzo a una strada.
Della loro storia Cagliari online ha parlato tante volte, ma la situazione non cambia. La donna è disperata non solo per il nuovo avviso di sfratto ma perchè da alcuni giorni diverse persone si stanno recando a vedere la casa. Si tratta di famiglie bisognose come lei, parte di una lista di una vecchia graduatoria delle case popolari che avevano chiesto un trasferimento. Persone però che non sanno che quella casa al momento non è libera. La lettera inviata a una decina di richiedenti a firma della dirigente dei servizi sociali, la Dott.ssa Belledonne parla chiaro: l’invito è di presentarsi negli uffici di via Nazario Sauro per l’assegnazione della casa di proprietà dell’Area in via Vasco De Gama.
Irene, Giuseppe e i loro figli stanno vivendo giorni disperati. E devono spiegare agli aspiranti inquilini che in quella casa ci vivono loro. Insomma, si innesca cosi quasi una guerra tra poveri.
“Nonostante il comune sappia che nell’appartamento viviamo noi hanno inviato queste lettere, io davvero non so più cosa fare. Eppure i servizi sociali conoscono la mia situazione. Non chiedo chissà cosa ma una casa dignitosa per i miei figli, ce ne sono tante libere a S.Elia o in viale Poetto. Sto aspettando ancora la relazione dei Servizi Sociali dove si certifica la mia condizione ma non è mai arrivata”.
Esiste, però, una legge regionale che potrebbe essere applicata al loro caso: l’articolo 14 della legge 13/89 in base al quale sino al 25 per cento degli alloggi di edilizia popolare possono essere assegnati in regime di riserva dall’amministrazione regionale, anche su proposta dei comuni, per far fronte a specifiche situazione di emergenza abitativa per esigenze di particolare gravità.
Situazione nella quale rientra la famiglia di Irene, che oltre ad avere tre minori ha una bimba – come già scritto -affetta da una gravissima patologia.