Selargius, non c’è pace per il campo nomadi: “Le famiglie Rom hanno difficoltà a trovare case”

Sette proroghe in cinque anni, sgombero rimandato di dieci mesi. Settantotto persone continueranno a vivere nelle baracche, l’ammissione del sindaco Concu: “Criticità da mesi, abbiamo preso contati per procedere con la sistemazione dei 18 nuclei familiari ma c’è difficoltà a trovargli un’adeguata sistemazione nelle abitazioni”


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ll primo tentativo, naufragato, nel 2018. L’ultimo, con la stessa identica sorte, oggi. Il campo nomadi di Selargius non chiude, i 293mila euro dati dalla Regione sono giudicati insufficienti dal sindaco Gigi Concu, che ha chiesto “altre risorse”. Il lavoro insieme alla Caritas prosegue, una decina di Rom hanno già trovato una casa ma ce ne sono altri settantotto che vivono nelle baracche in un campo impestato, o quasi, dai rifiuti. Concu, contattato da Casteddu Online, spiega che si tratta di “un’ennesima proroga che purtroppo ci vede da mesi cercare di trovare una soluzione alle criticità relative alle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza degli abitanti del campo Rom e dei residenti nelle aree limitrofe, finalizzata al ripristino della legalità e alla tutela della salute pubblica”. Ricerche che, sinora, non hanno però portato a nessuna soluzione reale. Sì, perchè, anche se si tratta di “un provvedimento necessario in vista della chiusura integrale e definitiva del campo”, la serrata è stata rimandata al trentuno dicembre 2022 “a causa della difficoltà oggettiva delle famiglie presenti nel campo a trovare adeguata sistemazione presso civili abitazioni”. Insomma, non si è riusciti, sinora, a trovare un tetto sicuro per le decine di nomadi che vivono nel campo.
E chissà quanto altro tempo servirà, prima di giungere a un risultato concreto. Concu è serafico: “Come amministrazione abbiamo in tal senso provveduto ripetutamente ad attivare contatti con diversi Enti e istituzioni al fine di poter procedere con la sistemazione dei 18 nuclei familiari ancora presenti nell’area di Pitz’e Pranu, così da poter completare la ricollocazione, che crediamo sia la base per una reale inclusione, e procedere con lo sgombero”.


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