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di Giulio Neri
Già nota per essersi occupata di medicina alternativa e guarigioni spirituali, Rita Piras interpreta ogni esperienza, anche la più drammatica, come una tappa verso sentimenti positivi e liberatori, in primis il perdono. Significativa, in tal senso, la frase riportata a chiusura di Al di là di noi, il suo libro d’esordio pubblicato da La Zattera: «Non esiste male che non passi dal bene».
Gran parte dell’intreccio si sviluppa in una dimensione precedente la nascita stessa dei personaggi, che rispondono tutti a una missione specifica: posti nella condizione di scegliere se incarnarsi, possono anche decidere di restare puro spirito. È proprio la loro rinuncia a un’esistenza terrena a tramutarli in angeli, che affiancano e proteggono. In questo preambolo celeste c’è il destino di ognuno, la determinazione di uno scopo che orienterà l’esistenza in termini d’altruismo.
Perfino il delitto rientra in un piano catartico e di ripristino dell’armonia. Chi viene al mondo per causare sofferenza è quindi riscattato dalla consapevolezza di un sacrificio iniziale, e sebbene nasca dimentico di questa “mandato”, svolge una funzione confermativa rispetto al progetto superiore (divino?).
Al di là di noi – Il mistero delle anime è una sorta di fantasy metafisico che, alternando salti temporali e monologhi interiori, invita a credere sempre e comunque nella vita, sollecitando i lettori alla virtù dell’ascolto. Già nella prefazione Rita Piras lo precisa, «perché per ascoltare ci vuole silenzio. È necessario saper tacere per poter ascoltare davvero».