Scuole chiuse a gennaio, i presidi di Cagliari: “Non siamo scienziati ma la didattica a distanza è troppo penalizzante”

Alunni a casa, il consiglio anti contagio dell’Ats potrebbe diventare realtà. E i dirigenti scolastici si trovano tra due fuochi, quello del Covid e quello delle aule sbarrate. Raffaele Rossi del Michelangelo: “Qui regole sempre seguite, per strada invece tanti giovani e famiglie senza mascherine”. Valentina Savona del Pacinotti: “Farò ciò che mi ordineranno ma fuori dalle scuole c’è un mondo bizzarro e variegato: la dad è già stata pesante l’anno scorso”.


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Alunni a casa a gennaio, torna la didattica a distanza come unica modalità per garantire il diritto all’istruzione con la variante Omicron che avanza a grandi falcate. Il consiglio anti contagio dell’Ats potrebbe presto diventare realtà, e i dirigenti scolastici dei principali istituti di Cagliari si preparano, controvoglia, eventualmente, a “ubbidire” alle regole suggerite dagli scienziati. Controvoglia, appunto: quella ritrovata socialità, da settembre, potrebbe tornare presto in soffitta, con prof e alunni che si possono vedere e parlare attraverso gli schermi di pc e smartphone. Raffele Rossi è il dirigente del liceo Michelangelo: “Sono sempre stato del parere che è importante seguire le regole, purtroppo non è stato così. Basta girare per Cagliari e vedere che tantissimi, adulti e ragazzi, non usano la mascherina. Non sono un medico, ma la dad non è auspicabile. Se, però, le persone preposte a monitorare e controllare lo stato di diffusione del ‘mostro’, del virus, dicono che è ingestibile e che è meglio chiudere le scuole, torneremo alla dad con molto dispiacere. Da me ci sono 1200 alunni”, e se le scuole chiuderanno sarà principalmente colpa “del mancato rispetto delle regole fuori dagli istituti. Tanti ragazzi, con la didattica a distanza, non riescono ad esprimersi come se fossero tra i banchi di scuola, la differenza è grande. Abbiamo fatto i salti mortali per far rispettare le regole, poi in zona bianca hanno detto che potevamo girare senza mascherina”, ricorda Rossi, “ci ho creduto sino a un certo punto e ho sempre continuato ad indossarla, consigliando di farlo. Ma non sono nessuno, se però ancora oggi siamo in questa situazione vuol dire che, per evitarla, bastava continuare a seguire delle banali regole”.
Valentina Savona dirige il liceo Pacinotti, in via Liguria: “L’Ats avrà i dati che riguardano l’aspetto sanitario e che inducono a una preoccupazione, come dirigente scolastica mi auguro che, dal punto di vista didattico, si possa riprendere in presenza il sette gennaio”. Il ritorno in dad sarebbe una sconfitta? “Sarebbe prendere atto di una situazione che non avremmo voluto, in quanto l’abbiamo già vissuta ed è molto pesante. Farò ciò che mi ordineranno come negli anni passati. Certo, se dovessi pensare al mondo che vorrei, sarebbe quello che c’è stato da settembre a ora”. Cioè aule aperte e lezioni in presenza: “Nella mia scuola ci sono molti meno studenti positivi rispetto a un anno fa, qualcuno in quarantena. La scuola non è un mondo pericoloso”, afferma la Savona, “io ho però la visione solo della scuola, poi esco fuori e vedo che c’è un mondo dove ti chiedono il green pass al bar a volte sì e a volte no, dove c’è gente che indossa la mascherina e altri che non la indossano, e se glielo fai o ti chiedono scusa o ti dicono che fanno ciò che vogliono. La nostra è una nazione bizzarra e variegata, la scuola riflette, in modo indiretto, ciò che c’è fuori”. Interviene anche Peppino Loddo, provveditore agli studi di Cagliari: “Ci atterremo a quelle che saranno le indicazioni degli esperti, se l’Ats ha già fatto intendere che non riesce a fare il tracciamento le scuole saranno chiuse, soprattutto se c’è il rischio di un aumento esponenziale dell’epidemia. Chiudere gli istituti non spetta a noi, la dad è uno sforzo e un’arma in più”, dice Loddo, “comprendo le eventuali preoccupazioni delle famiglie sull’organizzazione e sul non sapere come lasciare i figli, non si può far finta di nulla. Noi gestiamo solo un tempo della vita dei ragazzi, per fortuna non quello familiare: seguiremo le regole del Governo nazionale o locale, portando avanti come potremo il diritto all’istruzione”.


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