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Andreana Sechi, l’infermiera sarda 50enne che ha denunciato, prima sui social e poi su Casteddu Online, di non essere stata ricoverata alle Cliniche Universitarie di Sassari per un’infezione all’occhio? È stata “visitata da specialisti, non da tirocinanti, e sottoposta a più esami”. Iniziano così le precisazioni dei direttori di Oculistica e di Maxillo-facciale, che replicano alle critiche e alle lamentele della paziente con un comunicato stampa ufficiale. I dottori “le hanno prescritto una terapia e concordato che, in considerazione della patologia, non fosse necessario alcun ricovero ospedaliero” . Lo dicono i direttori dell’unità operativa di Oculistica, Antonio Pinna, e della Clinica Maxillo-facciale, Giacomo De Riu. “Certo, dispiace per le condizioni di salute della signora – riprende professor Pinna – ma è necessario ricordare che non esiste un pronto soccorso oculistico. L’unità operativa di Oculistica esegue consulenze per il Pronto Soccorso generale e per tutti gli altri reparti che ne fanno richiesta. Pertanto – aggiunge – la procedura che prevede il preliminare accesso attraverso il Pronto Soccorso è corretta, a maggior ragione in tempi come questo, in cui la prevenzione dell’infezione da Sars-Cov2 è fondamentale”.
Durante il percorso all’interno delle strutture ospedaliere dell’Aou, la paziente è stata visitata da uno specialista in Oftalmologia e da uno specialista in chirurgia Maxillo-facciale, e non da “tirocinanti”. “L’approccio alla paziente è stato corretto –conclude il direttore di Oculistica – sia per quanto riguarda l’iter diagnostico che il percorso terapeutico. Il fatto che la paziente, come da lei stesso affermato, sia in via di miglioramento con la terapia prescritta, conferma la correttezza di quanto eseguito”. “Non si può dire che la signora non abbia avuto le attenzioni del caso – aggiunge De Riu – se consideriamo che sono stati effettuati esami, una Tac, tre consulenze specialistiche oltre al controllo della terapia. Una serie di visite che hanno evitato un inutile ricovero chirurgico, perché la patologia richiede una terapia medica che la paziente dovrà portare avanti per lungo tempo”, conclude. “Per quanto riguarda la consulenza in Otorinolaringoiatria, la paziente ha lasciato la struttura prima che tornasse in ambulatorio il personale sanitario ‘impegnato in problematiche intercorrenti’, come riferito dal direttore della struttura, Francesco Bussu”.