I sardi nella morsa dell’usura, a Cagliari numeri sconcertanti

Un giro d’affari enorme, quello operato dal racket dell’usura in Sardegna nell’ultimo anno che, secondo le stime Eurispes, ha coinvolto il 12% delle famiglie sarde


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Un giro d’affari enorme, quello operato dal racket dell’usura in Sardegna nell’ultimo anno che, secondo le stime Eurispes, elaborate in collaborazione con il Coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura del Ministero dell’Interno, diretto dal Prefetto Domenico Cuttaia, ammonta ad un debito complessivo di 2.392 milioni di euro a fronte di 1.087 milioni euro di capitale prestato e che ha visto coinvolte il 12% delle 724.000 famiglie sarde, per prestiti che si aggirano intorno alla media dei 10.000 euro e hanno generato un debito di 1,9 miliardi di euro.

Un fenomeno trasversale, quello dell’usura, che colpisce anche le imprese: in Sardegna, si stima che  il 10% delle 33.939 aziende agricole si sia rivolta ad usurai con una richiesta media di 30 mila euro, per un ammontare complessivo di 101 milioni di euro prestati e 224 milioni di euro restituiti; mentre il 10% delle 78.069 aziende del commercio e servizi, con una somma media stimata di 15.000 euro, ha generato un valore di 117 milioni di euro prestati e 257 milioni di euro restituiti.

Sarebbe, inoltre, Sassari, con il 72,79%, la provincia più soggetta al fenomeno, secondo quanto rilevato dall’Indice di Rischio Usura (IRU) elaborato da Eurispes, seguono Cagliari al 65,16% e Nuoro al 62,43%, mentre è Oristano, con il 40,93%, a far registrare un indice inferiore alla media.

I diversi segmenti del mercato illegale del credito.

Il primo segmento, definito “di base”, raccoglie in sé innanzitutto l’usura detta di “vicinato”, caratterizzata cioè da una vicinanza diretta dell’usuraio alla propria clientela, che presenta le caratteristiche dei prestiti a breve scadenza diretti sostanzialmente alle famiglie di lavoratori che versano temporaneamente o stabilmente in stato di necessità. Per tale motivo, il prestito può essere definito di sussistenza e coinvolge spesso anche gli anziani pensionati.

– Il secondo segmento è rappresentato dall’usura di “quartiere”, più stabile della precedente, basata su una disponibilità finanziaria maggiore, ma ancora senza le caratteristiche dell’investimento. Assimilabile all’usura di quartiere è la già citata usura fra “colleghi” che coinvolge soggetti prestatori di soldi a breve scadenza senza il ricorso a metodi di sopraffazione: la vicinanza del posto di lavoro permette loro un’azione più discreta e talora volta al solo arrotondamento delle entrate.

– Il terzo segmento è quello dei fornitori di merci alle imprese locali, cioè dei grossisti che forniscono un’assistenza globale a piccoli commercianti o artigiani, anticipando loro le spese per la costituzione del magazzino. Sempre in tale segmento, si può inserire l’usura tra commercianti rappresentata dal prestito tra colleghi, di somme destinate alla formazione del capitale d’esercizio.

in Sardegna, relativamente all’usura, fortunatamente, non si segnalano attività di organizzazioni criminali, a differenza di altre aree del territorio nazionale.


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