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di Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di Intervento Giuridico
La Sardegna è interessata da giorni – come buona parte d’Italia – da una serie di perturbazioni atmosferiche che hanno portato abbondanti nevicate e gelate in gran parte dell’Isola. Come non si vedeva da lungo tempo.
Paesi e ovili isolati, strade bloccate, boschi e campi innevati e ghiacciati, greggi e mandrie in gravi difficoltà.
La fauna selvatica non sta certo meglio, anzi.
Migliaia di animali selvatici morti, migliaia di animali selvatici fortemente deperiti e in condizioni estreme.
E che ti fanno le associazioni venatorie isolane?
Cpa, Ucs, Federcaccia, Libera caccia, Associazione armieri, Lasc (Libera associazione sarda caccia), Associazione cacciatori sardi uniti e Federcaccia pretendono tre giornate di caccia in più rispetto a quanto stabilito dal calendario venatorio regionale 2016-2017 a Tordo e Beccaccia, facendo il solito piagnisteo su quanto il mondo è cattivo con loro.
Vorrebbero sparare a quell’avifauna migratoria scampata a neve e gelo e già oggetto di caccia fino al 19 gennaio.
Mostrano la loro vera natura: a costoro non interessa per nulla tutelare e conservare il patrimonio faunistico, interessa sparare e ammazzare quanto più possibile.
A parte il fatto che la chiusura della caccia deriva fondamentalmente dalla normativa comunitaria e nazionale vincolante e che la caccia su terreni coperti in tutto o in parte di neve è vietata (artt. 21, comma 1°, lettera m, della legge n. 157/1992 e s.m.i., nonché 61, comma 1°, lettera o, della legge regionale Sardegna n. 23/1998 e s.m.i.), il semplice buon senso vorrebbe che appendessero – almeno per questa stagione di caccia – il fucile al chiodo senza fare storie.
Arroganza ed egoismo, questo è il vero volto di queste associazioni venatorie.
Ci auguriamo che all’Assessore regionale della difesa dell’ambiente Donatella Spano non passi nemmeno per l’anticamera del cervello una qualsiasi proroga della stagione di caccia.