Dalla Sardegna una spedizione al femminile sulla vetta più alta del Marocco per abbattere i pregiudizi

IL PERSONAGGIO DEL GIORNO -Agnese Siotto, 37 anni, nuorese organizza una spedizione al femminile sulla vetta più alta del Marocco. Un viaggio che non è solo una sfida con le proprie gambe ma contro gli stereotipi e pregiudizi


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Dalla Sardegna al Marocco una spedizione tutta al femminile per abbattere i pregiudizi,  per rivendicare la libertà di viaggiare da sole in sicurezza senza essere bersaglio di molestie e violenze. E rompere quei beceri stereotipi del “te lo sei andata a cercare”.  Un viaggio trekking sulla vetta Jbel Toublkal, che non è solo una sfida con le proprie gambe ma anche e soprattutto contro gli stereotipi di genere. E’  l’idea di Agnese Siotto, nuorese di 37 anni, grinta da vendere e con un bagaglio di esperienze, viaggi e sogni.

Viaggiatrice accanita, della sua passione ne ha fatto una professione, è infatti un’agente di viaggio, una delle tanti giovani sarde che, dopo aver intrapreso gli studi nel “Continente” ha deciso di tornare nella sua nugoro amada e mettere in pratica quanto appreso fuori. Lo ha fatto dodici anni fa, dopo aver conseguito una laurea in Comunicazione all’università di Firenze e un master in Marketing a Milano e aver lavorato in un’agenzia di comunicazione. Ha così aperto il Cts, Centro Turistico Studentesco, che non è una semplice agenzia di viaggi ma molto di più. Si organizzano corsi di lingue e laboratori, eventi culturali, viaggi non per turisti ma per viaggiatori come lei, che è uno spirito libero. Una delle tante giovani sarde che resistono in una terra dove purtroppo tanti altri coetanei fuggono in cercare di opportunità, che qui mancano.

Legata alla sua terra visceralmente  (e come non potrebbe esserlo), ma cittadina del mondo. Ha viaggiato in lungo e in largo, curiosa e affascinata dalla varie culture, amante dello sport e del trekking. Tra le tante ha scalato il Kilimangiaro e raggiunto anche il campo base di Annapurna, a oltre 4 mila metri, in Nepal. E proprio qui, nel novembre 2018, mentre lei viveva a pieno questa fantastica esperienza da sola, in Marocco, in un’altra montagna, è successo qualcosa di molto brutto. Che l’ha colpita particolarmente.

“Mentre io ero in viaggio da sola altre ragazze in viaggio come me sole, in un paese straniero, sono state violentate e uccise – racconta Agnese. Contemporaneamente è capitata la stessa sorte ad una ragazza italiana, in un parco italiano, mentre correva. La prima notizia ha però destato più scalpore e ha messo in piazza la piccolezza delle persone pubblicandone i più beceri commenti. A quanto pareva le ragazze escursioniste in un paese del Nord Africa, la morte e soprattutto la violenza se la sono andate a cercare. Sarebbero dovute rimanere a casa, o avrebbero dovuto farsi accompagnare da un uomo, oppure pazienza, hanno ottenuto quello che stavano sicuramente cercando. Quindi, ho pensato, se in quel momento anche io, sola in Nepal, sulle montagne più belle del mondo, fossi incappata nella stessa sciagurata sorte, sarei stata additata allo stesso modo”.

Ed è da qui che è nata l’idea del viaggio al femminile su quella stessa montagna, un’esperienza di sette giorni organizzata nei minimi dettagli prevista per il mese di maggio.  “I brividi, lo sconforto e la rabbia mi hanno portato a pensare che forse, unendo la conoscenza del Marocco, la passione per il trekking e la fortissima convinzione che una Donna debba potersi sentire libera di essere ovunque nel mondo senza che questo sia sinonimo di andarsi a cercare la tragedia, – spiega la vulcanica agente di viaggio – ho pensato di organizzare una “spedizione rosa” su quelle stesse montagne dove  loro  hanno perso la vita andandosi a cercare nient’ altro che la libertà”.

Agnese il Marocco lo conosce bene perché lo ha visitato spesso. “La prima volta è stata nel 2005, all’epoca vivevo a Madrid e ho raggiunto il nord Africa con i mezzi pubblici: pullman, treno,  traghetto e poi mi sono catapultata nella loro realtà su taxi sgangherati e bus locali pieni di galline – racconta. Ho osservato il paese girando le medine delle principali città imperiali e dormendo negli ostelli, facendomi guidare dalla gente del posto della quale ci ho messo un po’ a fidarmi. Così diversi da noi, o meglio dai noi oggi, così tanti preconcetti e tante raccomandazioni nella mia testa. Ma quando dopo dieci giorni ho lasciato il paese mi sono ripromessa che sarei tornata. Ed è successo 13 anni dopo. Sono ritornata in Marocco come accompagnatrice di un gruppo del Nord Italia, a Marrakech dove non ero stata la prima volta, ma era come se la conoscessi: ho raccontato al gruppo tutto quello che mi ricordavo del paese e delle loro usanze e mi sono sentita quasi a casa. La lingua non è stata neanche questa volta un limite, ma solo grazie a loro! Chiunque lì sa parlare almeno altre due lingue oltre l’arabo. Qualcuno le sa proprio tutte e tu non puoi che sentirti inferiore. E questo senso di inferiorità nei loro confronti ti aiuta a restare umile, a uscire dagli schemi mentali che la nostra società ti impone facendoti credere che siccome oggi sono loro ad aver bisogno di te allora tu ti possa mettere un gradino più in alto, giudicandoli. Finita la seconda esperienza sono tornata a casa con la voglia di far vedere questo mondo anche ai sardi e subito ho organizzato un viaggio di gruppo da Nuoro. Ad Ottobre 2018 siamo ritornati ancora a Marrakech e abbiamo dormito nel deserto, ci siamo bagnati i piedi nell’oceano, girato la medina in motorino, fotografato ogni angolo di bellezza, fatto amicizia con le nostre guide locali con le quali ci sentiamo ancora. Ancora una volta la promessa è stata” ci tornerò”. Nel mentre è cresciuta la mia passione in generale per i viaggi e il caso, la fortuna ma anche l’ impegno mi ha messo sulla strada delle occasioni di viaggi-trekking”.

La spedizione rosa sui “4000 marocchini”, sul Jbel Toublkal, la vetta più alta della regione, che ha affascinato gli alpinisti per secoli, è prevista per fine maggio. C’è ancora poco tempo per aderire. Si parte con un gruppo di un minimo di sei e già tante sono interessate a compiere quel viaggio avventuroso spinte dal grande desiderio di libertà. E in memoria delle due escursioniste, che quel viaggio non hanno mai potuto concluderlo. Non perché siano andate a cercarsi qualcosa, non per colpa loro, per rivendicare il diritto  – come fortunatamente ormai sempre più donne intraprendono – di viaggiare sole e liberamente. Proprio come può fare un uomo.

 

 

 

 


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