Sardegna, scontro vaccini: “Non è vero che mancano i medici ma l’organizzazione: Chessa dice cose molto gravi su argomenti che non conosce”

Il segretario regionale Snami Sardegna, Domenico Salvago, non ci sta a fare da parafulmine agli strali che da più parti vengono lanciati addosso ai medici di famiglia.


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di Sara Panarelli
“Non è vero che mancano i medici, manca l’organizzazione. Sintetizzo così: Come? Dove? Quando? Noi ci siamo, siamo qui, e se non è abbastanza chiaro lo ribadirò, ancora una volta, anche con l’assessorato”. Il segretario regionale Snami Sardegna, Domenico Salvago, non ci sta a fare da parafulmine agli strali che da più parti vengono lanciati addosso ai medici di famiglia. Dalla regione, pur se mai in modo esplicito, dal generale Francesco Figliuolo, commissario per l’emergenza Covid che li ha pesantemente bacchettati invitandoli a fare di più, e infine dal presidente dell’ordine dei medici di Cagliari Giuseppe Chessa, che è stato il più duro di tutti. “E’ molto grave quello che ha detto il presidente Chessa, perché parla di cose che non conosce. La verità è che noi medici di famiglia ci siamo e siamo a disposizione, ma la totale mancanza di organizzazione da parte della Regione rende del tutto impossibile prestare il nostro aiuto. Chessa dice che dovremmo lanciarci negli hub a vaccinare? Non diciamo cose che non hanno senso: serve organizzazione, servono orari, servono turni. Basta con questa disorganizzazione che ci ha portati in questa situazione, ultimi per vaccinazioni e ignari di quello che accadrà. Se gli hub aumenteranno, se gli orari si allungheranno, se ci diranno dove e quando andarci e come fare, allora saremo messi nelle condizioni di fare il nostro lavoro. Servono più strutture dove vaccinare e più chiarezza sulle categorie prioritarie”. Snami, però, non ha firmato l’accordo chiuso qualche giorno fa dalla Regione con le altre sigle sindacali. Forse per ragioni economiche? “Assolutamente no”, dice Salvago. “Non ci sono più rivendicazioni di tipo sindacale e la questione economica è normata a livello nazionale. Non abbiamo firmato perché la regione voleva coinvolgerci solo per la vaccinazione degli over 80, noi invece volevamo essere coinvolti su tutta la popolazione. E poi una serie di questioni tecniche. Per esempio quella degli ambulatori. Le pare possibile che nella sala d’aspetto di un medico di famiglia, di solito grande quanto una normale stanza di una qualunque casa, noi possiamo tenere in attesa 50 persone? Non scherziamo. Noi vogliamo esserci, vogliamo partecipare, ma vogliamo farlo seriamente”. Resta ancora un dubbio: perché, se non mancano i medici, il governo ne sta mandando 10 dell’esercito in Sardegna per cercare di migliorare numeri ancora così bassi? “Bisogna chiederlo a loro”, taglia corto Salvago. Che aggiunge: “Certo è che bisogna accelerare. Non c’è altra strada se non la vaccinazione per uscire da questa situazione: le zone a colori non hanno funzionato, i controlli non possono funzionare anche solo per mancanza di personale, sul senso di responsabilità non si può più fare affidamento perché la gente è stanca. Noi ci siamo: ma nessuno di noi, finora, ha ricevuto una chiamata per andare a vaccinare. Altrimenti – assicura Salvago – saremmo già lì a fare il nostro lavoro”.


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