Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp
La corsa a riaprire. Tutto. Subito. Da un giorno all’altro, aspettando il fatidico 4 maggio della fine delle restrizioni. Si respira in Sardegna e in tutta Italia una insostenibile leggerezza del virus: come se fosse scomparso di colpo, ma la gente ha voglia di tornare a vivere. La Sardegna a un passo dal contagio zero ora si sente imprigionata, c’è il pressing su Solinas per anticipare anche i tempi. Ristoratori, pizzaioli, istruttori di fitness, parrucchieri, estetisti, librai, maestri di ogni tipo: vogliono tornare a vivere e respirare, insieme alle altre persone, dopo un infinito lockdown che sarà di quasi 60 giorni. Si è convinto anche il premier Conte, anche se ha affermato che “sarà quasi inevitabile una risalita dei contagi”. C’è una pazza voglia di rivedere gli amici, di riabbracciarli. Di riprendersi le piazze, le panchine, le spiagge.
A riaprire anche se non sarà come prima, non ci saranno i turisti, anche se sarà durissima. Anche con le mascherine, obbligatoriamente rispettando le distanze. Poco importa se dovremo prenotare tutto, qui c’è da riprendersi la vita quasi negata, dopo la grandissima paura della salute, di perdere se stessi e i propri cari. Sono stati due mesi da incubo, piene di facce terrorizzate nelle strade delle nostre città. Ora è chiaro che il prezzo da pagare sarà altissimo: nuove povertà, disoccupazioni, casse integrazioni, lo spettro dei licenziamenti, in tanti non riusciranno a ripartire. Tanti locali dovranno attrezzarsi per potere sanificare tutto, palestre comprese, costretti a super investimenti e c’è il forte pericolo di un aumento dei prezzi per i clienti. In molti non si potranno più permettere quello che avevano prima, nella cosiddetta “vita normale”. “Ridateci la vita, fateci correre amare e respirare”.
Un giorno, potremo anche tornare a viaggiare. E se è vero che non siamo al “liberi tutti” e bisognerà fare ancora grandissima attenzione per non rischiare una nuova ondata del Coronavirus, da oggi parte idealmente la corsa alla ricostruzione. Non sappiamo esattamente come sarà il dopo virus. Ci saranno tante storie di disperazione che purtroppo dovremo raccontare. Però per la prima volta dopo due mesi, torna a fare capolino la speranza.