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“Pronti a far suonare le sirene, sulla sicurezza sul lavoro in questo periodo di corid-19, chiediamo più attenzione”. È il silenzioso e assordante grido di allarme di oltre 40 cooperative/associazioni no profit e di oltre 1000 buste paga sul territorio della Regione Sardegna che operano nel silenzio più assoluto e con grande professionalità. Il sindacalista Luca Locci dell’Usb non ci sta e denuncia: “Si parliamo di oltre 1000 di pendenti per 40 associazioni dislocate sul territorio con oltre 47 postazioni. I turni di reperibilità che l’Ats chiede sono i più variegati , dall’h24 a frazioni tipo 12 ore, 6 ore e 3 ore. Sono dei veri professionisti del soccorso, fanno corsi si tengono aggiornati e sono sempre in prima fila. Sono circa 1000 lavoratori delle cooperative delle ambulanze che in questo periodo mettono in campo tutta la loro professionalità anche con il problema del covid – 19. Le cooperative delle ambulanze hanno sollevato le problematiche relative al loro lavoro, forniture Dpi_, obbligate per dotare tutto il personale di dotazione di sicurezza, ma tutto questo è stato sottovalutato da chi di dovere, qualcuno ha fatto credere anche che il problema non avrebbe riguardato i servizi di ambulanze delle cooperative, hanno fatto intendere che avrebbero mandato le medicalizzate . Abbiamo spiegato che bisognava avere un minimo di lungimiranza e prevedere ciò che sarebbe accaduto e già da gennaio pensare di acquistare e fare scorte di mascherine, guanti e tutto ciò che sarebbe potuto servire per un piano straordinario di prevenzione. Naturalmente noi ci siamo dotati e recuperato nei limiti del mercato ciò che abbiamo potuto trovare sul mercato.
E’ vero che la convenzione con Areus prevedeva che tutte le postazioni fossero dotate di Dpi, dispositivi di protezione, ma poi in un’emergenza simile si scopre che il fabbisogno era maggiore di quello previsto. Quindi qui denunciamo proprio il fatto che da parte dell’Assessore Regionale alla Sanità e delle ramificazioni dell’assessorato (Ats Areus o chi per loro), c’è stata una grossa sottovalutazione della problematica. Quando è esplosa la situazione alcune cooperative di soccorso si sono trovate quasi impreparate a gestire la situazione. Diverse cooperative, con il coinvolgimento degli enti locali, sono riuscite di iniziativa loro a organizzare il servizio. C’è da evidenziare che le mascherina consegnate fino ad ora non erano idonee erano proprio una parvenza che non proteggevano né l’operatore né il paziente. Le linee guida dell’istituto superiore della sanità non è stata presa in considerazione. Fino a fine marzo dalla Regione Sardegna non è stato consegnato neanche un Dpi. Sono arrivati adesso circa 6000 pezzi, quando servirebbero circa 30 mila pezzi. Bisogna fare una ricognizione seria del fabbisogno, bisogna capire cosa serve esattamente Non possiamo essere sottoposti a rischio, noi siamo dei professionisti del settore delle cooperative delle ambulanze e la Regione deve fare valutazioni diverse non può far finta che siamo dei fantasmi. Noi siamo quelli che in prima linea entriamo a casa dei pazienti senza sapere , senza conoscere le problematiche del paziente. Rischiamo quotidianamente la nostra vita per salvare le altre. Ma rischiare la vita per negligenza da parte della Regione noi non ci stiamo. La vita di tutti è sacra compresa la nostra. Siamo pronti, appena finisce questa emergenza a far suonare le nostre sirene per dire basta a questa situazione. Della situazione in attesa di risposte informeremo i Prefetti della Sardegna per intervenire a porre fine a questa situazione di sottovalutazione della sicurezza dei lavoratori delle cooperative delle ambulanze”.