Sardegna, meno tasse più sgravi, lotta all’abusivismo: le richieste di Confartigianato

Abbattimento della tassazione, riduzione dell’imposizione contributiva, sgravi per le giovani imprese, rifinanziamento della
storica Legge Regionale 51 del 1993, che per oltre 2 decenni ha finanziato le imprese artigiane della Sardegna, ma anche lotta senza quartiere all’abusivismo e maggiore spazio agli operatori artigiani dell’agroalimentare, del tipico e del tradizionale nel suolo pubblico. Sono queste le principali richieste di Confartigianato


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Meno tasse, più sgravi, rifinanziamento della Legge 51 per l’Artigianato, lotta all’abusivismo e maggiore spazio nei mercati alle produzioni artigianali dell’agroalimentare, tipico e tradizionale. Le richieste di Confartigianato Sardegna alla Commissione Speciale per l’Artigianato in Consiglio Regionale. Matzutzi e Mameli (Confartigianato Sardegna): “7.456 realtà chiuse in 10 anni: l’artigianato è ferito e non si arrende ma senza un concreto sostegno non può farcela”.

Abbattimento della tassazione, riduzione dell’imposizione
contributiva, sgravi per le giovani imprese, rifinanziamento della
storica Legge Regionale 51 del 1993, che per oltre 2 decenni ha
finanziato le imprese artigiane della Sardegna, ma anche lotta senza
quartiere all’abusivismo e maggiore spazio agli operatori artigiani
dell’agroalimentare, del tipico e del tradizionale nel suolo pubblico.

Sono queste le principali richieste che Antonio Matzutzi e Stefano
Mameli, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna
hanno presentato, pochi minuti fa, in Consiglio Regionale a Cagliari,
ai Componenti la “Commissione speciale sulla grave situazione delle
imprese dell’artigianato e del commercio”, per supportare le oltre
35mila imprese dell’Artigianato, un comparto che, in 10 anni di crisi,
ha registrato una diminuzione di 7.456 realtà e lasciato senza lavoro
oltre 20mila persone.

“Anche quest’anno l’Artigianato sardo non vede ancora la luce in fondo
al tunnel – ha affermato Antonio Matzutzi, Presidente di
Confartigianato Sardegna alla Commissione Presieduta dal Consigliere
Roberto Deriu – imprese ancora in calo e comparto che perde altre 784
realtà produttive, risultanti tra 1.626 nuove iscrizioni e 2.410
cessazioni”. “Nel 2016 la diminuzione fu di 541 unità mentre dal 2008
a oggi ne sono scomparse definitivamente 7.456 – ha continuato
Matzutzi – i dati ufficiali di UnionCamere parlano di 35.562 imprese
artigiane sarde registrate negli albi delle Camere di Commercio al 31
dicembre 2017”.

Nel documento presentato alla Commissione, Confartigianato Sardegna ha
sottolineato come l’obiettivo primario del lavoro comune debba essere
quello di “ridare dignità ad un settore strategico per lo sviluppo
economico e sociale della Sardegna”, intervenendo, in primis, per
alleviare il peso asfissiante della tassazione, sia fiscale che
contributiva. Contemporaneamente occorre puntare sui giovani,
incentivandoli ad avviare un percorso sull’artigianato, con
l’abbattimento del costo previdenziale, per almeno due anni, per le
imprese artigiane di nuova costituzione. Sostegno anche al passaggio
generazionale all’interno delle aziende famigliari, con interventi
sugli sgravi contributivi e fiscali.

L’Associazione di Categoria ha premuto anche per il rifinanziamento
della storica, apprezzata e indimenticata, Legge Regionale 51 del
1993, che per decenni ha sostenuto le imprese dell’artigianato. Per
gli Artigiani, poi, appare strategico prevedere la definizione di
bandi a valere sul POR FESR che contemplino piccole pezzature (fino ai
15 mila euro o fino ai 50 mila) con procedure snelle (es. modalità
voucher) pensate a misura di piccola impresa.

Secondo Matzutzi e Mameli, inoltre, “occorre prevedere degli
interventi che vadano a contrastare il fenomeno dell’abusivismo. Di
sicuro è il caso avviare interventi di collaborazione con le forze
dell’ordine per un potenziamento dei controlli. C’è necessità che le
amministrazioni pubbliche non assecondino il proliferare di imprese
non regolari che espongono e vendono nelle manifestazioni. Soprattutto
con le amministrazioni locali occorre lavorare in accordo affinché in
tutte le manifestazioni, le rassegne e i mercati si dia adeguato
spazio agli operatori artigiani, sia dell’agroalimentare sia
dell’artigianato tipico e tradizionale. Spesso gli artigiani vedono
ridotti i propri spazi a vantaggio di operatori che poco hanno a che
fare con la produzione artigiana sarda”. “Nello specifico – continuano
– è urgente che il Consiglio regionale intervenga per modificare la
L.R.  n. 5 del 2006 che, anche con la Delibera di Giunta Regionale
attuativa 15/15 del 2007, regolamenta la “Disciplina generale delle
attività commerciali” con particolare riferimento al commercio sulle
aree pubbliche. La norma fa riferimento alle produzioni regionali di
artigianato tipico e tradizionale o dell’agroalimentare ma non è
abbastanza chiara e direttiva nei confronti delle amministrazioni
locali affinché riservino degli spazi alle imprese artigiane. Mentre è
previsto che agli imprenditori agricoli deve essere assegnato un
congruo numero di posteggi comunque non inferiore al 30%. Riteniamo
che occorra dare un importante segnale al comparto, intervenendo sulla
legge e prevedendo altrettanta quota di riserva anche per gli
artigiani”.

Confartigianato Sardegna, durante la discussione in Commissione, ha
anche sottolineato come si certifichi, ancora una volta, che la crisi
in Sardegna non accenni ad allentare la morsa e come la ripresa sia
ancora frenata da tanti fattori. Sono dati molto pesanti che
rappresentano un grande turbamento per tutto il nostro comparto.

La crisi cronicizzata, il calo dei consumi delle famiglie, le tasse,
la burocrazia, la mancanza di credito e di interventi organici per il
settore, sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli
imprenditori ad abbassare definitivamente la saracinesca della propria
bottega accrescendo le fila dei disoccupati.

“I numeri continuano, purtroppo, a dimostrare ciò che Confartigianato
sostiene da anni – ha rimarcato Matzutzi – le piccole e micro imprese
sono il motore trainante dell’Italia e della Sardegna, sono
flessibili, riescono a combattere e sopravvivere, ma non lo possono
fare all’infinito”.

L’Associazione ha anche denunciato come due imprese artigiane su tre,
il 65,3% di quelle regolari, soffrano la concorrenza sleale delle
aziende in nero e “sommerse”. Il tutto si traduce in 23.222 imprese
artigiane regolari sarde, delle 35.562 registrate negli Albi, che,
rispettando le leggi e pagando le tasse, devono “combattere” contro un
numero imprecisato di “non imprese”, che operano fuorilegge e in modo
scorretto e fraudolento. Stessa sorte tocca ai dipendenti regolari:
ognuno di loro compete quotidianamente contro 1,4 “occupati non
regolari”. Per questo, i circa 56mila occupati regolari artigiani,
ogni giorno, devono combattere un vero e proprio “esercito” di quasi
9mila lavoranti sconosciuti a tutti, che si traduce nel 15,4% del
totale della forza lavoro del settore.

“Ci auguriamo che la Commissione – concludono Matzutzi e Mameli –
lavori celermente e arrivi a risultati tangibili, soprattutto
attraverso la messa a disposizione di adeguate risorse finanziarie per
il settore”.