Sardegna, i disperati senza cure: “Bloccati a letto da un anno o con le visite tra 15 mesi”

I sardi che rinunciano alle cure? Ci sono, ma tanti non possono curarsi. Tra telefoni occupati e agende bloccate, le storie di chi rischia di aggravarsi. Maria Grazia di Selargius: “Malata alla tiroide da 26 anni, prima visita a settembre 2023”. Noemi di San Sperate: “Paralizzata a letto, senza fisioterapia e con la visita urologica solo dopo 14 mesi”


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Il grido è uno: “Vogliamo essere visitati e curati”. I sardi che rinunciano alle cure? Sicuramente ci saranno casi dove prevale la scelta di non andare dal medico, di famiglia o all’ospedale. Ma, dopo i dati snocciolati dal Crenos, si alzano le voci, e sono numerose, di chi è costretto a restare in un assurdo limbo tra telefoni occupati, agende bloccate e, addirittura, trafile burocratiche quasi eterne. Maria Grazia Nieddu ha 65 anni ed è di Selargius: “Soffro alla tiroide e ho problemi di salute da ventisei anni. Avevo l’appuntamento fissato il 6 giugno in via Romagna a Cagliari, alla Cittadella della salute. Purtroppo, il giorno prima devo partire per un impegno urgente e improrogabile”, racconta la donna. “Ho chiesto di spostare la visita, non ci sono stati problemi ma, ed è questo che è assurdo, il prossimo spazio disponibile sarà non prima di settembre 2023. Più di un anno, è pazzesco. Ho ricordato che sono proprio seguita dagli esperti di Endocrinologia di via Romagna, mi è stato risposto che posso fare le analisi del sangue in privato, pagandole, e poi mandare gli esiti via email. Se tutto va bene, ok. Ma se dovessi avere bisogno di nuove cure? Ciò che non tollero è che, a pagamento e in privato, si spalancano le porte e ti visitano subito. E poi, anche ipotizzando una media di 4 persone al giorno, tutta la Sardegna ha problemi alla tiroide e deve andare in via Romagna?”. Un’osservazione più che lecita, che rischia però di restare senza risposta.
E c’è anche chi ha necessità di cure più urgenti. È il caso di Noemi Giustri, “semiparalizzata da quasi un anno a causa di una sepsi”, spiega la 46enne. Nei mesi scorsi aveva lanciato un appello, col marito, su Casteddu Online, per sperare in un posto di lavoro per lui. Il telefono non ha mai squillato e i problemi di salute si sono aggravati: “Ho parlato con un’assistente sociale, devo fare fisioterapia ma non avendo il bagno in casa non può venire nessuno a domicilio, dovrei andare in qualche centro. La trafila burocratica, però, è lunghissima. Inoltre, mi spettano i pannoloni da parte del servizio sanitario. E sapete quando avrò la visita urologica? Ad agosto. Peggioro giorno dopo giorno, raramente riesco a sedermi sulla carrozzina e spostarmi un pochino in casa, ma questa non è vita. E sento che sto peggiorando, tra poco non avrò più nemmeno la forza di mangiare”.


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