
Anche la Sardegna partecipa allo sciopero nazionale di otto ore indetto giovedì dalle categorie dei bancari Fisac Cgil, Fiba Cisl, Uilca Dircredito, Ugl, Sinfub e Fabi per protestare contro la disdetta del contratto collettivo e per difendere il Fondo di sostegno al reddito e all’occupazione che scade venerdì.
E se dopo tredici anni dall’ultimo sciopero i bancari – cinquemila nelle centinaia di sedi delle diverse banche in Sardegna, 330 mila in tutta Italia – decidono di mobilitarsi, significa che la posta in gioco è davvero alta, per i lavoratori, per le famiglie e per le imprese già indebolite da un sistema di credito che tutela i forti a discapito degli altri: “Dobbiamo difenderci da un attacco inaccettabile che mira a destrutturare la nostra categoria calpestando diritti e redditi in favore degli interessi dei banchieri”, ha detto il segretario regionale della Fisac Maurizio Corbani aggiungendo che ”l’atteggiamento dell’Abi è un brutto segnale per tutto il mondo del lavoro, perciò occorre avviare subito una nuova stagione contrattuale”.
Nell’Isola, i riflessi della decisione unilaterale dell’Abi potrebbero rivelarsi molto pesanti: “Senza un quadro di riferimento collettivo nazionale – spiega Corbani – c’è il rischio di un ritorno alle gabbie salariali, con ripercussioni serie sul trattamento economico e sui diritti”. Un pericolo che il sindacato si impegna a scongiurare con forza, a partire dallo sciopero di giovedì, prima azione di mobilitazione alla quale seguiranno altre iniziative, presidi e manifestazioni nei singoli territori. Le prime due a Cagliari e Sassari, in concomitanza con lo sciopero.
A Cagliari, manifestazione dalle 10 davanti al T Hotel, scelta non neutra visto che si svolge in concomitanza con il convegno organizzato da una banca (Banca di credito sardo). “Occorre distinguere – ha spiegato il segretario territoriale della Fisac Cgil di Cagliari Sandro Gallittu – tra le responsabilità dei banchieri, che hanno condotto gli istituti all’attuale difficoltà, e i meriti dei lavoratori che hanno svolto quotidianamente il proprio lavoro in una situazione di grande difficoltà e di insopportabile pressione da parte delle aziende”. Secondo Sandro Gallittu “c’è un disegno per promuovere contratti di prossimità e individuali che penalizzerebbero in maggior misura chi vive e lavora in aree svantaggiate come la nostra”.
A Sassari la protesta inizia domani, con presidio e volantinaggio dalle 9 alle 13 in Piazza d’Italia. Giovedì invece, sit in e flash mob sempre in Piazza Italia, dalle 10 alle 12. “I licenziamenti annunciati nel settore porteranno alla riduzione dei servizi per i clienti – ha detto la segretaria territoriale Fisac Laura Urgeghe – i banchieri negano il credito alle famiglie e alle imprese”.