L’ennesima emergenza nella sanità sarda si abbatte, come uno tsunami, sulle associazioni che si prendono cura di bambini e adulti malati e sulle residenze sanitarie assistite. Le tariffe messe nero su bianco dalla Regione sono ferme, in un caso, addirittura al 2011: i denari erogati per le prestazioni sanitarie, alla luce degli aumenti folli dalle bollette al cibo, insomma, non bastano più. E la Legacoop Sardegna chiede ufficialmente di adeguare le tariffe del sistema sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, e salvaguardare il diritto alla cura e all’assistenza. Le situazioni critiche sono tante. L’Anffas Cagliari è un’associazione di genitori, familiari e amici di persone con disabilità intellettiva e relazionale. Il direttore amministrativo è Gianluca Carbone: “I soldi che ci arrivano dalla Regione non bastano più. Curiamo e seguiamo cinquecento persone, dai bimbi autistici sino agli anziani. 151 euro al giorno, o anche 105 euro per il servizio ambulatoriale sono pochi alla luce di tutti i rincari”, afferma. “Il nostro team è composto da duecento persone tra consulenti esperti e dipendenti, è indispensabile che ci sia un adeguamento del tariffario o per noi sarà un’impresa continuare a seguire tanti sardi che necessitano di aiuti continui. Il Consiglio regionale, l’assessore alla Sanità Mario Nieddu e il presidente Christian Solinas devono intervenire subito”.
Non va meglio nelle Rsa. Giancarlo Maurandi è il numero uno dell’associazione Uneba: “Tariffe bloccate, nel nostro caso, al 2017, nel frattempo i prezzi hanno raggiunto livelli assurdi. Curiamo e assistiamo anche malati di Sla, pazienti ventilati e che si trovavano in reparti intensivi negli ospedali. In Sardegna ci sono 14 strutture con mille posti letto e altrettanti operatori tra medici, infermieri e Oss”, osserva, “il costo medio annuo per ogni residenza sanitaria assistita è cresciuto di 380mila euro. Siamo una realtà importante, di appoggio a tutti gli ospedali. O la Regione ci darà più soldi o, per più di una Rsa sarda, non ci sarà purtroppo alternativa alla chiusura”.