Sardegna, altro che disoccupazione: “Disertato il nostro bando per gli ulivi”

In Sardegna un Comune lancia un bando per recuperare gli ulivi e incentivare la raccolta dell’olio: nessuno aderisce, in tempi di disoccupazione. E il sindaco Maurizio Onnis con un lungo post su Fb non ci sta e commenta: “Mi verrebbe da dire che nessuno ha realmente bisogno. In effetti, se mi chiedessero chi sono i veri disoccupati o i veri poveri di Villanovaforru non saprei cosa rispondere”


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In Sardegna un Comune lancia un bando per recuperare gli ulivi e incentivare la raccolta dell’olio: nessuno aderisce, in tempi di disoccupazione. E il sindaco Maurizio Onnis con un lungo post su Fb non ci sta e commenta: “Abbiamo fatto un esperimento, il cui risultato mi dà da pensare.Il Comune di Villanovaforru non ha molta terra, ma su quella che ha crescono degli ulivi. Negli anni passati, a quanto pare, le olive non sono mai state distribuite. Quest’anno abbiamo cercato di evitare lo spreco. Siccome il municipio non può permettersi di dire semplicemente «chi vuole se le prenda», abbiamo diffuso un bando: bastava offrire cinquanta euro per aggiudicarsi il diritto di raccogliere le olive dai terreni demaniali. Se ne sarebbe ricavata qualche decina di litri d’olio, molto più che sufficienti a compensare la spesa.

Oltre allo sfruttamento della pianta, l’iniziativa aveva due scopi. Da un lato, testare il reale grado di bisogno della popolazione. Dall’altro, per me più importante, capire se l’abito mentale indossato dai miei compaesani conserva ancora, in qualche tasca segreta, il ricordo degli usi comunitari tradizionali.

Ebbene, nonostante la congrua durata del bando e nonostante si sia sparsa la voce, nessuno ha mostrato interesse.

Mi verrebbe da dire che nessuno ha realmente bisogno. In effetti, se mi chiedessero chi sono i veri disoccupati o i veri poveri di Villanovaforru non saprei cosa rispondere. Tutti infatti riescono a cavarsela, tra un lavoretto saltuario e l’altro, con l’aiuto pubblico o familiare, nell’orto domestico. A volte si vive a basso o bassissimo reddito, ma senza mai cadere nell’indigenza. La linea di demarcazione è sottile, scivolosa, eppure si riesce a stare al di qua. Dovrei essere soddisfatto e concludere che i servizi sociali e la rete della solidarietà privata funzionano. Ma c’è qualcosa, in questa situazione, che mi disturba: percepisco un disagio molto segreto che stenta a venire fuori, a confessarsi. Forse è pudore di mostrarsi bisognosi, forse è la tentazione a rassegnarsi, perché qualche litro d’olio non cambia le cose. Non so. Resta che le olive sono ancora là, appese al ramo.

Quanto al secondo scopo del bando, constato che l’idea della proprietà e dello sfruttamento collettivi della terra, seppure per interposto Comune, è evaporata dalle nostre menti. Ma se vogliamo affrontare con qualche speranza i problemi enormi che abbiamo davanti (in primo luogo lo spopolamento), dobbiamo partire anche da qua. Non solo proprietà privata e perfetta. Non può bastare a garantire un benessere equamente diffuso tra gli abitanti dei nostri paesi. Non può bastare a generare il senso di sicurezza e la certezza di futuro necessari a trattenere uomini, donne e ragazzi a Villanovaforru. Dovremo andare oltre. Non ci servono solo lavoro e reddito individuali. Ci servono anche lavoro e reddito comunitari, che nascano dallo stare e fare insieme le cose.


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