Saras, parla il ministro dell’Ambiente: “Ecco come inquina Sarroch”

La denuncia del senatore grillino Cotti: inquinamento accertato ma silenzio assordante del governo


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

 Più di tre anni, tanto ha impiegato il ministro dell’Ambiente per rispondere all’interrogazione del senatore cinquestelle Roberto Cotti sui rischi per la salute delle popolazioni, per l’ambiente e le attività agricole che gravitano intorno al polo industriale di Sarroch.  La riposta è tutto tranne che rassicurante. Così il ministro dell’Ambiente ammette il grave stato di inquinamento, identificandone l’origine: “Si è provveduto ad effettuare l’analisi dello stato qualitativo della falda…la contaminazione della matrice suolo/sottosuolo insaturo e acque di falda risulta effettivamente riconducibile alle attivit à della Sarlux (ex Saras) e l’azienda ha provveduto ad attivare le necessarie misure di messa in sicurezza della falda…”

L’interrogazione del senatore Cotti, del maggio 2013, a seguito di notizie stampa che riferivano di una causa civile avviata da Liliana Mura e da suo figlio Carlo Romanino per i danni subiti dall’azienda di famiglia (10.000 metri quadri di terreno in località Leonaxi, Sarroch). Secondo quanto riportava la cronaca dell’epoca, l’inquinamento del polo industriale di Sarroch avrebbe   contaminato le produzioni agricole, col seguente risultato: pomodori all’antimonio, all’arsenico, al nichel, al piombo, al vanadio, al rame, allo zinco. Produzioni che i grossisti della zona si rifiutavano di comprare. La Saras, da parte sua, ha sempre negato il nesso di causalità necessaria tra tale asserita contaminazione e la cessazione dell’attività agricola della famiglia Mura/Romanino.

“La situazione ha dell’incredibile – dice il senatore Cotti – soprattutto quando con la risposta del ministro Galletti si viene a scoprire che l’analisi di rischio dei suoli è stata approvata nella Conferenza di servizio decisoria tenutasi il 30 dicembre 2015, mentre il progetto di Messa in Sicurezza Operativa della falda è ancor più antecedente, datato 2 luglio 2015. Ebbene, da allora, a fronte di una così grave situazione, il vertice istituzionale della tutela dell’ambiente ammette candidamente: “Il relativo decreto di approvazione finale è ancora in fase di perfezionamento“. 

“Poi – aggiunge Cotti – veniamo anche a scoprire che relativamente alla raffineria Saras sono  in corso la bellezza di 8 procedimenti per l’aggiornamento dell’Autorizzazione Integrale Ambientale (A.I.A) al fine di garantire il rispetto dei documenti comunitari di riferimento, un rispetto che evidentemente, allo stato attuale, non è documentabile”. 

“Con preoccupazione e sconcerto – conclude il senatore cinquestelle, non posso in ultimo non notare che il ministro dell’Ambiente si è ben guardato dal rispondere a tre fondamentali domande che avevo sollevato alla sua attenzione, come a quella dei ministri della Salute e della Giustizia, evidentemente latitanti. E quindi: silenzio assoluto sulla necessità di avviare urgenti e  specifiche indagini epidemiologiche volte ad accertare i danni sanitari collegati all’inquinamento dei luoghi e miranti a verificare se sussista un preciso ed inequivocabile nesso di causa-effetto con la presenza della raffineria della Saras. E silenzio,  assordante, anche sull’intendimento di disporre uno screening sulla popolazione, commissionando studi e ricerche ad enti super partes, così come sulla volontà di intervenire per verificare le responsabilità dell’inquinamento, sanzionando gli autori dello stesso: mancanza di coraggio o di volontà? Nel mentre, da cittadino, mi faccio una semplice domanda: quali acque di falda vengono utilizzate per le colture locali e quali garanzie si possono dare sulla salubrità dei terreni e su quello che finisce nelle tavole della popolazione?”. 


In questo articolo: