Più di tre anni, tanto ha impiegato il ministro dell’Ambiente per rispondere all’interrogazione del senatore cinquestelle Roberto Cotti sui rischi per la salute delle popolazioni, per l’ambiente e le attività agricole che gravitano intorno al polo industriale di Sarroch. La riposta è tutto tranne che rassicurante. Così il ministro dell’Ambiente ammette il grave stato di inquinamento, identificandone l’origine: “Si è provveduto ad effettuare l’analisi dello stato qualitativo della falda…la contaminazione della matrice suolo/sottosuolo insaturo e acque di falda risulta effettivamente riconducibile alle attivit à della Sarlux (ex Saras) e l’azienda ha provveduto ad attivare le necessarie misure di messa in sicurezza della falda…”
“La situazione ha dell’incredibile – dice il senatore Cotti – soprattutto quando con la risposta del ministro Galletti si viene a scoprire che l’analisi di rischio dei suoli è stata approvata nella Conferenza di servizio decisoria tenutasi il 30 dicembre 2015, mentre il progetto di Messa in Sicurezza Operativa della falda è ancor più antecedente, datato 2 luglio 2015. Ebbene, da allora, a fronte di una così grave situazione, il vertice istituzionale della tutela dell’ambiente ammette candidamente: “Il relativo decreto di approvazione finale è ancora in fase di perfezionamento“.
“Poi – aggiunge Cotti – veniamo anche a scoprire che relativamente alla raffineria Saras sono in corso la bellezza di 8 procedimenti per l’aggiornamento dell’Autorizzazione Integrale Ambientale (A.I.A) al fine di garantire il rispetto dei documenti comunitari di riferimento, un rispetto che evidentemente, allo stato attuale, non è documentabile”.
“Con preoccupazione e sconcerto – conclude il senatore cinquestelle, non posso in ultimo non notare che il ministro dell’Ambiente si è ben guardato dal rispondere a tre fondamentali domande che avevo sollevato alla sua attenzione, come a quella dei ministri della Salute e della Giustizia, evidentemente latitanti. E quindi: silenzio assoluto sulla necessità di avviare urgenti e specifiche indagini epidemiologiche volte ad accertare i danni sanitari collegati all’inquinamento dei luoghi e miranti a verificare se sussista un preciso ed inequivocabile nesso di causa-effetto con la presenza della raffineria della Saras. E silenzio, assordante, anche sull’intendimento di disporre uno screening sulla popolazione, commissionando studi e ricerche ad enti super partes, così come sulla volontà di intervenire per verificare le responsabilità dell’inquinamento, sanzionando gli autori dello stesso: mancanza di coraggio o di volontà? Nel mentre, da cittadino, mi faccio una semplice domanda: quali acque di falda vengono utilizzate per le colture locali e quali garanzie si possono dare sulla salubrità dei terreni e su quello che finisce nelle tavole della popolazione?”.