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I suoi ricordi lavorativi sono tanti e variegati: “Ho fatto le mie prime stagioni a sedici anni, poi per tanto tempo sono stata precaria e, a ventuno anni ho ottenuto il contratto a tempo indeterminato”. Sara Battocchia, 33enne cagliaritana, fa la cameriera in un ristorante di via Satta: “Dopo gli studi di ragioneria mi ero iscritta all’Università, facoltà di Scienze dell’educazione e della formazione, sognavo di lavorare nelle comunità di minori. Poi, ho mollato tutto e mi sono buttata a capofitto nel settore della ristorazione”. Ha letto le tante polemiche divampate negli ultimi giorni su Casteddu Online, la Battocchia: “La posata può cadere a tutti, non vuol dire che in automatico uno non sappia fare il cameriere. Io conosco l’inglese a livello scolastico, presto farò un corso approfondito, nella sala dove lavoro c’è un collega che è più bravo di me con la lingua e sa dialogare perfettamente con i clienti stranieri. Tante volte sono stata a mangiare fuori e mi sono capitati camerieri poco professionali o che facevano capire di non sopportare il luogo nel quale lavoravano, ma è naturale perché siamo tutti diversi. Ecco perché è sbagliato generalizzare”.
“Ho il mio stipendio, non mi posso lamentare. Gli infermieri, o chiunque altro utilizzi la parola ‘cameriere’ in senso dispregiativo dimostra solo ignoranza, ci sono uomini e donne che fanno questo lavoro da decenni e sono super professionali. E poi”, sottolinea la 33enne, “io non andrei mai a criticare un altro lavoro. Per esempio, non potrei mai stare seduta dietro una scrivania a fare attività di call center, ho provato in passato ma non fa per me. Non per questo vado a criticare chi, invece, lavora in questa o quella compagnia di vendita di prodotti”.