
Di Enrico Marras, Comitato “Rumore no grazie”
Ha suscitato meraviglia la notizia che a Cagliari due locali sono stati sanzionati con la sospensione temporanea delle concessioni per l’utilizzo del suolo pubblico, perché occupavano una superficie eccedente quella data loro assegnata. Meglio tardi che mai! Tuttavia se i cittadini prendessero in mano il regolamento sull’ occupazione del suolo pubblico e facessero due passi in centro si accorgerebbero che parecchi articoli vengono violati ad esempio: la distanza dalle panchine e la distanza dagli ingressi delle case.
Per le panchine poi il Comune ha pensato bene in piazza Aramu di eliminarne ben tre su sei per fare posto ai tavolini tutto a danno dei residenti mentre resistono ancora quelle in Piazza Savoia anche se oramai arredo dei tavolini più che arredo urbano: le distanze minime da essi non vengono mai rispettate. Occorre sottolineare che detti controlli riguardano solo un aspetto amministrativo legato al pagamento della tassa di occupazione del suolo pubblico e non la difesa della salute dei cittadini minata dall’esagerato numero di tavoli autorizzati o meno che sono la fonte primaria dell’ inquinamento acustico così come accertato dalle verifiche fatte dall’ ARPAS che hanno portato nel 2015 alla condanna del Comune si Cagliari nella persona del Sindaco da parte del TAR.
Durante i tavoli tecnici tenutisi presso l’Assessorato regionale dell’Ambiente si è riconosciuto lo stato di grave “emergenza sanitaria” dei quartieri di Marina e Stampace e pertanto si è imposto al Comune di attuare un immediato Piano di Risanamento Acustico dei due quartieri.
Piano di Risanamento che si è già perso nel nulla e per il quale il Comune ha speso una cifra considerevole.
Invece, notiamo che il Comune continua a ignorare che coloro i quali posizionano tavolini su suolo pubblico sono obbligati per legge a fornire una Valutazione Previsionale di impatto Acustico Ambientale che andrebbe sottoposta a verifica dell’ ARPAS. Come si fa a Milano e in tante altre città. Quella è la giusta strada per prevenire e combattere l’inquinamento acustico, nel rispetto della salute dei cittadini e dell’ambiente
Invece il Comune di Cagliari si accontenta di una banalissima autocertificazione del gestore il quale dichiara sotto sua responsabilità di conoscere perfettamente la normativa acustica vigente e di rispettarla dopodiché viene rilasciata la relativa concessione e tale concessione viene inviata all’Arpa per un controllo a posteriori dell’impatto acustico.
A tutt’oggi, non sappiamo quante concessioni sono state inviate dal comune all’Arpas e quanti controlli sono stati effettuati, a giudicare dall’inquinamento acustico trionfante, si direbbe pochi o nulla. Nel mentre latita il Piano Acustico Comunale, approvato da oltre un anno e mai applicato. Sullo stesso binario morto sembra essere finito anche il Piano di Risanamento Acustico dei Quartieri di Marina e di Stampace dei quali tutti ne parlano ma nessuno riesce a vederli. Un po’ come l’araba fenice.