Sant’Eulalia,dopo 20 anni licenziato dal museo il nipote di don Cugusi

Il caso al quartiere Marina: Tore Angotzi, lo storico custode del museo di Sant’Eulalia, liquidato dopo 20 anni. Una guerra tra sacerdoti dietro il licenziamento? La replica di don Marco Lai, in esclusiva a Cagliari Online


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Licenziato dopo 20 anni di servizio svolto presso la parrocchia di Sant’Eulalia, nel cuore della Marina a Cagliari. Si tratta di Tore Angotzi, il nipote di don Mario Cugusi, (quest’ultimo, parroco attualmente in forza a Serdiana, dopo 30 anni di servizio sacerdotale nell’antico quartiere cagliaritano). La notizia ha fatto un gran clamore, ha suscitato una sorta di vespaio sia tra le viuzze del vecchio rione, sia nel resto della città: Tore, persona abbastanza conosciuta e stimata al museo di Sant’Eulalia, era una sorta di custode/addetto all’accoglienza e non ultimo, un cicerone per turisti e visitatori del sito archeologico incastonato nei sotterranei dell’antica chiesa. Da fonti abbastanza vicine all’ex custode, qualcuno azzarda e racconta (per sommi capi), eventuali beghe tra sacerdoti e si rammarica nel parlarne: “La situazione relativa al museo di Sant’Eulalia, è doloroso per tanti aspetti – racconta una persona molto vicina a Tore Angotzi – proprio in merito al licenziamento, visti i precedenti legati alla infinita querelle tra don Mario Cugusi e l’attuale parroco, si è evitato di dare clamore alla vicenda, per non riaprire “antiche” e poco sopite polemiche, nonché strumentalizzazioni varie. Non so se le sensazioni personali e di tanti finirebbero per essere etichettate come complottiste, ma Tore ha rifiutato un’offerta che per le sue esigenze non è accettabile, forse fatta per essere declinata (un part-time con il reinserimento da un terzo livello, rispetto al primo acquisito in 20 anni effettivi di servizio – i precedenti anni senza titolarità di contratto non ha senso contemplarli, ma incidono sulla dignità formativa in cui la persona si riconosce), ma che molti direbbero andava accettata in questa globale riorganizzazione del lavoro! Dati legali alla mano, la proposta giuridicamente è corretta (Jobs Act docet!), e vista la cessazione del soggetto giuridico da cui lui dipendeva (Associazione Opera Sant’Eulalia) e nuova gestione di cooperativa esterna alla parrocchia, rischierebbe tutto di proiettarsi sui soggetti fisici, situazione che è stata reputata poco salutare per persone già fortemente lese in passato. Ti dirò di più: rischierebbe di trasformare un mio reale investimento di totale impegno verso un lavoro che ho eccessivamente anteposto anche alle mie scelte di vita privata, in una “bega fra preti”, tematica molto appetibile soprattutto in contesti tipicamente anticlericali o bigotti, due facce della stessa medaglia.   

NESSUNA POLEMICA. Ci tiene nettamente a gettare acqua sul fuoco e a stemperare eventuali polemiche in corso d’opera, l’attuale parroco di Sant’Eulalia, Don Marco Lai: «Non c’è stato alcun atteggiamento di allontanamento di Tore Angotzi e della collega Barbara Demontis – dice con fermezza Don Marco, l’unico cruccio è che la gestione parrocchiale del sito archeologico in sé stava diventando unicamente non più sostenibile dal punto di vista economico, stavamo andando sotto di 20mila euro l’anno e la comunità parrocchiale non poteva più permetterselo. Ecco che quindi – aggiunge il sacerdote – si è deciso che subentrasse la operativa sociale Il Sicomoro, la quale ha proposto sia a Tore che a Barbara di proseguire nel lavoro da loro svolto, ma quest’ultimi hanno rifiutato. Il nostro obiettivo non era certo di cacciarli, nella maniera più categorica, bensì pensare a risolvere i debiti che erano stati accumulati per il bene della nostra comunità parrocchiale e del quartiere. Ora a fare da guida e a gestire l’importante luogo storico-culturale della chiesa e del museo, ci sono altre figure professionali che rispondevano alle esigenze dell’attività di valorizzazione patrimoniale di cui la città può godere».


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