Sanitari in trincea con gli extra tagliati al Brotzu: “Da 23 a 20 euro, un anno fa ci chiamavate eroi”

Eccole, le storie di infermieri e Oss imbufaliti che rischiano di dover rinunciare ai soldi in più per i turni notturni e prefestivi. Fabio Sanna: “Indennità giù di 3 euro, pochi soldi ma sono una manna dal cielo: inaccettabile”. Sandro Busa: “Stipendio basso e uguale a quello che prendevo in una casa di cura privata, ma lì non c’erano urgenze”. GUARDATE le VIDEO INTERVISTE


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

Eccoli qui, gli infermieri e gli Operatori socio sanitari in trincea nel più grande ospedale della Sardegna, il Brotzu di Cagliari, dove da giorni tiene banco la polemica sul possibile taglio degli extra. Lavorano lì da tanti anni e, se non cambierà nulla, si troveranno davanti ad un bivio: “Scegliere tra l’indennità notturna e la festività infrasettimanale”, spiega Fabio Sanna, infermiere al Brotzu da 20 anni e segretario aziendale Uil-Flp: “Sono qui per dire no a questi pseudo accordi offensivi per i lavoratori, un anno fa ci chiamavate eroi. La Corte di Cassazione ha stabilito che chi lavora nei festivi o negli infrasettimanali può recuperare il turno essere pagato. Il commissario del Brotzu, oggi, dice che non trova i soldi per pagarci i festivi e ci chiede di abbassare l’indennità notturna”, cioè “da 23 a trenta euro, sono pochi soldi ma per un lavoratore è manna dal cielo, potrebbero essere anche 150 euro in meno in busta paga ma è inaccettabile”, osserva. “Ci siamo resi conto che siamo i lavoratori meno pagati di tutta la Sardegna, la Regione deve trovare risorse”.
Uno dei tanti Oss è Sandro Busa, operativo nel reparto di Neurochirurgia del Brotzu dal 2009: “Le chiamate in reperibilità ci sono quasi sempre, la domenica faccio 24 ore non stop. Ingiusto toglierci i soldi dagli extra, noi ci mettiamo professionalità e attaccamento al lavoro mi ritrovo con uno stipendio un po’ basso per tutto quello che posso svolgere.Prima di lavorare qui ero in una casa di cura privata”, afferma Busa, che è anche iscritto alla Uil, “oggi ho lo stesso stipendio, normalissimo, per le ore e i sacrifici che faccio la notte e tutte le ore. Nella casa di cura non esistevano urgenze o emergenze, l’azienda trovi un accordo in positivo per farci lavorare in modo più tranquillo”.


In questo articolo: