Sanità malata, catastrofe nel Sulcis Iglesiente: in 3 anni 41 medici in meno

E nel nuorese c’è chi, per un femore rotto, deve attendere, a 85 anni, oltre 30 ore su una barella e rivolgersi alle forze dell’ordine: “Questo non è solo un fallimento del sistema sanitario, è un’offesa alla dignità umana”.


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Un sistema che, oramai, è in grave difficoltà a causa di una serie di meccanismi che non combaciano più: chiusure, ridimensionamenti e carenza cronica di personale hanno generato il caos per chi ha necessità anche solo di una ricetta medica. I medici di famiglia sono un optional per migliaia di cittadini che, tra file chilometriche e sveglia all’alba, devono “lottare” per un diritto che, sino a qualche anno fa, era scontato. Non solo: qualche giorno fa si è svolta la Conferenza Sanitaria Asl 7 Carbonia – Iglesias dalla quale è emersa una situazione disastrosa. “Siamo passati dai 251 medici del 2021 ai 210 del 2024. I pochi medici presenti nella Asl partecipano e spesso vincono i concorsi, e si trasferiscono a lavorare altrove.

Inoltre, una percentuale che varia dal 40 al 50% del personale medico e infermieristico ha limitazioni funzionali di vario livello, il che significa che possiamo trovare medici che, dietro presentazione di certificazione medica, sono esentati dalle notti, dalla reperibilità, dal trasporto pazienti in ambulanza, ecc, e infermieri che, sempre con certificazione, sono esentati dal fare prelievi, dal guidare per recarsi al lavoro o dal viaggiare in strade con curve” ha spiegato la sindaca di Domusnovas Isangela Mascia. Non solo: “A causa della carenza di medici, i posti letto del Sirai sono passati da 186 a 165, quelli del CTO da 135 a 89. Nel 2023 il Sirai ha accolto 6000 ricoveri, il CTO 3500. Si è presentata una mobilità passiva (trasferimento ad altro ospedale per vari motivi) per 8000 pazienti, quasi tutti trasferiti a Cagliari.

Il pronto soccorso del Sirai nel 2023 ha ospitato 19.000 accessi, quello del CTO 11.500.

Molti di questi (il 60% degli accessi al Sirai e il 40% al CTO) sono codici verdi, che probabilmente andrebbero gestiti meglio dal medico di prossimità, se esistesse.

Consideriamo anche che molti dei pazienti ricoverati e poi trasferiti (per mancanza posti letto, carenza medici, chiusura reparti, ecc) sono anziani e spesso in condizioni economiche non eccellenti, vista la situazione generale del territorio, e anche la visita dei parenti in un ospedale di Cagliari può essere un problema.

Un altro problema è dato dalla gestione dei concorsi: chi vince il concorso sceglie in genere la sede migliore per la propria carriera, difficilmente sceglie una sede periferica e sempre meno attraente.

Questa ed altre tematiche e criticità sono emerse oggi durante la conferenza sanitaria della Asl 7 Carbonia – Iglesias, alla presenza dei vertici della Asl e di alcuni Sindaci e Sindache del territorio”. Riflessioni e considerazioni da parte dei sindaci che “verranno trasmesse all’Assessorato Regionale competente, che speriamo finalmente ci dia risposte ai nostri quesiti, ma soprattutto soluzioni alle tante problematiche presenti”.

Se la sanità nel Sulcis zoppica, non va meglio quella nuorese: è di ieri il racconto di una cittadina che ha atteso ore infinite per il femore rotto dell’anziana nonna. Il reparto di ortopedia è chiuso, il trasferimento, dunque, ad Alghero ma solo dopo oltre un giorno di attesa tra corridoi e pronto soccorso. “Qui ci giochiamo la vita e la salute in un’attesa infinita”. Non solo: per sbloccare la situazione “ho dovuto ricorrere alle forze dell’ordine affinché facessero da mediatori tra me e la direzione sanitaria, ma anche questo tentativo è stato vano.

L’ospedale è un disastro totale e la polizia, purtroppo, non può risolvere il caos che regna qui. Chi avrà la dignità e la competenza di intervenire per porre fine a questa vergogna?

Ci hanno promesso che alle 14:00 saremmo partiti per Alghero, ma siamo ancora qui, abbandonati al nostro destino. E non mi fermerò finché non verranno presi provvedimenti per evitare che altre persone debbano subire questo trattamento disumano” conclude la donna. Centinaia i commenti che si sono susseguiti in poche ore, tanti dei quali hanno raccontato esperienze analoghe vissute nei vari ospedali sardi. Vietato ammalarsi, insomma, cadere o stare male: l’iter da affrontare potrebbe essere decisamente lungo e tortuoso.


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