
I cittadini della Sardegna si alleano con quelli di altre regioni italiane per provare a limitare i danni dello sfascio progressivo della sanità che, da almeno due anni a questa parte, ha quasi abolito i protocolli di prevenzione e controlli di routine a causa del Covid. L’emergenza, insomma, ha risucchiato qualunque risorsa impedendo di far fronte alle richieste ordinarie: sono tantissimi, secondo le denunce delle associazioni, i morti a causa dei mancati controlli in questi due anni.
L’assenza di screening e prevenzione mette a rischio anche i neonati e i malati cronici: per questo 69 associazioni aderenti all’Alleanza Malattie Rare e al CnAMC (coordinamento nazionale delle associazione di persone con malattie croniche e rare) di Cittadinanzattiva fanno appello alla conferenza delle Regioni, ovvero agli assessori competenti. “Lo screening neonatale è prevenzione, è un programma che fa la differenza talvolta tra la vita e la morte, sicuramente tra una vita in discreta salute e una vita di malattia e disabilità, le cui conseguenze ricadono su chi ne è affetto, sulle famiglie e, infine, proprio sul sistema sanitario e sociale”, dichiarano le associazioni. “Sappiamo che il decreto tariffe non è perfetto, ma serve anche la collaborazione di tutta la Conferenza delle Regioni affinché si dia la concreta possibilità per centinaia di bambini di avere una diagnosi precoce e terapie che cambiano totalmente la storia della malattia”.
Altra questione è l’incapacità di utilizzare i fondi, pur disponibili. “Sappiano che non sempre sono sufficienti e saremmo felici se fossero di più, ma quelli per lo screening sono stati stanziati da anni e anche rifinanziati nel tempo, e altri potrebbero essere stanziati a fronte però di una programmazione e utilizzo da parte delle Regioni”. La Sardegna, stando alle associazioni, è una delle pochissime regioni che non ha attivato screening al di fuori dei protocolli nazionali.