San Saturnino, l’antica Basilica abbandonata: “Chiusa e malandata”

La protesta dei residenti: “Un pezzo importante della storia di Cagliari in situazione di grave degrado: la storia violata da erbacce e spazzatura” 


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Cagliari, chiesa di San Saturnino abbandonata e off limits per cagliaritani e turisti. La basilica più antica presente in città versa da tempo in una situazione di degrado e abbandono, tra erbacce, spazzatura e una colonia di gatti randagi.  E per i turisti la possibilità di scattare foto ricordo solo fuori dai cancelli, chiusi praticamente tutto l’anno. “Fa male vedere la chiesa dedicata al nostro patrono ridotta in queste condizioni – denunciano i residenti – eppure basterebbe così poco per tenerla presentabile e visitabile: un po’ di buon senso da parte dei cagliaritani, ma anche più attenzione da parte del Comune”.

Sorta come “Martiryum” del martire cagliaritano Saturnino, la basilica venne donata nel 1089 ai monaci Vittorini di Marsiglia. Danneggiata nella prima metà del 1300, durante l’assedio catalano, e più volte interessata da scavi, la chiesa venne restaurata dopo i bombardamenti del 1943 per poi essere nuovamente riaperta al culto nel 1996. Ma negli ultimi anni la basilica di piazza San Cosimo viene concessa al pubblico solo per alcuni eventi come Monumenti aperti. “I cancelli sono sempre chiusi – spiega Nicola,  l’edicolante della piazza – Fino all’inizio dell’estate veniva celebrata anche la messa la domenica mattina, ma le forti piogge di due settimane fa hanno danneggiato il sistema elettrico quindi ora è sempre chiusa”.

Alcuni giorni fa i lavori di potatura degli alberi all’interno del cortile. “Perché le foglie non sono state portate via? – si chiede Bernardetta Soi, residente nel quartiere di Villanova – La struttura è bellissima ma trascurata: ci tengo alla mia città e dispiace vederla in queste condizioni”. Non solo erbacce e foglie abbandonate, ma anche barattoli e cartacce buttate qua e là. “Alcuni residenti – aggiunge Bernardetta Soi –  portano da  mangiare ai gatti randagi che vivono nel cortile del monastero, senza poi ritirare i contenitori: questa è maleducazione e poco rispetto nei confronti della propria città”.


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