
Salvatore Murgia, classe 1929, stampacino doc, padre di Giuliano, noto cabarettista sardo. Al civico 280/b del Corso Vittorio Emanuele, racconta di come è cambiato totalmente il commercio locale, soprattutto nei quartieri storici le cosiddette botteghe artigianali, oggi sono quasi un miraggio. Tra lavori in corso, viale pedonale a metà, il centro storico è sventrato: appena una quarantina di attività commerciali operano nel primo tratto fino al cantiere, dove sono state fatte importanti scoperte storiche: da lì in poi una moria del commercio con decine di serrande abbassate e chi ancora resiste a testa alta.
All’interno del laboratorio, ancora gli arnesi di un tempo con i quali si lavorava, si forgiava e decorava il ferro battuto: quando era appena un bambino, si fermava incantato a guardare un mestro del ferro di allora, da lì quasi una passione innata. Il Corso Vittorio Emanuele? E’ morto – ammette con amarezza – guardatevi attorno, marciapiedi vuoti, le gente non compra quasi più nulla, sono cambiate tante cose, in peggio, ma noi siamo e resistiamo qui perché il sorriso non ci deve comunque mancare”.
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