Rincari choc, a Cagliari malati costretti a rinunciare alle medicine: “Impossibile comprare vitamine e integratori”

Un semplice antibiotico, ma anche le pastiglie per alleviare dolori alla schiena e alle gambe, per non parlare dei tanti medicinali non mutuabili. Soprattutto gli anziani rinunciano a curarsi per mangiare e pagare bollette, l’allarme di Sisinnio Zonnedda dell’Ada: “Tutto il cibo è aumentato, chi è pensionato deve spesso aiutare i figli disoccupati e vive, prigioniero in casa, tra sofferenze e dolori”


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I rincari choc sono ovunque, da un pacco di pasta a un chilo di pane, da due etti di fettine di vitello a una confezione di pomodori. E, per chi non ha l’auto, la stangata è arrivata con le ultime bollette della luce. Gli aumenti del prezzo mettono ko tanti malati a Cagliari, soprattutto anziani, ma anche cinquantenni che si sono trovati davanti ad un bivio: mangiare o curarsi? E hanno scelto, senza quasi nessun dubbio, di riempirsi pancia e frigo e rinunciare alle medicine. “Integratori e vitamine sono un lusso, non perchè costino di più ma perchè stipendi e pensioni non sono aumentati”, spiega Sisinnio Zonnedda, presidente sardo dell’Adi, associazione diritti degli anziani. “Abbiamo trecento iscritti solo su Cagliari, età media dai cinquanta ai novanta”. Ed è chiaro che la fetta più grossa di tesserati ha non meno di sessantacinque anni: “Protestano per gli aumenti del cibo, sia gli anziani soli che, quindi, non hanno nessun tipo di aiuto e sono prigionieri in casa, sia quelli che devono badare ai figli e ai nipoti disoccupati. La pensione è sempre minima, non possono fare altro che stringere i denti”. E rinunciare agli acquisti nelle farmacie: “Devono risparmiare all’osso, molti sono in crisi nera dopo aver ricevuto le ultime bollette elettriche. La penultima era già più cara, la seconda è raddoppiata rispetto al passato”. E quindi, in caso di malanni, bisogna sopportare dolori e problemi.
“I medici consigliano che cosa acquistare, il taglio è soprattutto sugli integratori”. Un dolore alla schiena o alle gambe, cartilagini da preservare o una o più dolorosissime ernie del disco continuano a minare i corpi di chi non può andare “in rosso” o chiedere un prestito ufficiale, visti gli attuali tassi d’interesse: “Tutti i farmaci non mutuabili”, osserva Zonnedda, “non vengono più comprati, e sono la stragrande maggioranza. Una scatola con qualche pastiglia per combattere un’osteoporosi costa cinquanta euro”. Sembrano pochi, sono invece tantissimi per chi deve mettere insieme pranzo e cena e può contare su non più di 500-700 euro al mese: “Un problema molto grosso, di fatto c’è la rinuncia alle cure”. Non per volontà, ma per costrizione: “La vitamina D, per esempio, si paga pienamente, così come gli antibiotici”. La “mutua” del Servizio sanitario nazionale non c’è. E i drammi sociali, stando al focus del numero uno dell’Ada di Cagliari, aumentano giorno dopo giorno.


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