Il rider pestato a Cagliari: “Ho preso calci e botte. Perché non c’erano i vigili?”

Alessandro Ghiani, di Serdiana da 3 anni lavora in una pizzeria nel centro. E’ stato malmenato la sera dei festeggiamenti per gli azzurri in pazza Yenne: “Sentivo le bastonate. Non c’era nessun vigile. I ragazzi? Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Qualcuno di loro mi ha aiutato Sono pronto ad accettare le scuse dei miei aggressori”


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Il rider spinto a terra e preso a colpi di bastone da alcuni tifosi in piazza Yenne dopo la partita dell’Italia: “Se chi ha commesso quel gesto mi cercasse per chiedermi scusa, le accetterei ben volentieri”.

Si chiama Alessandro Ghiani, classe 1970, è di Serdiana e da tre anni lavora come rider per una pizzeria nel centro di Cagliari. Alle 18, puntuale, entra a lavoro e attende gli ordini dei clienti sino alle 5 circa del mattino. Poi, rientra a casa e si occupa dei suoi animali: una vita lavorativa molto impegnativa, insomma, un lavoro che non tutti vogliono fare ma che Alessandro esegue con professionalità e premura tutti i giorni, come è accaduto la notte di due giorni fa, in cui l’Italia ha vinto la semifinale degli europei di calcio e migliaia di persone sono scese in piazza a festeggiare: “Ero dietro il pullman della linea 1, sono partito da via Mameli, dove lavoro, e dovevo dirigermi verso la salita di viale Buoncammino. Ho sorpassato a sinistra il bus e mi sono trovato davanti una massa di giovani che hanno rincorso il mio motorino. Hanno dato colpi al casco, al motorino, calci e c’è stato qualcuno che mi ha aiutato a rialzarmi. Io però avevo la consegna da fare e non mi è importato nulla. Dovevo fare la consegna e basta”.
Alessandro non ha riportato alcun danno fisico, “neanche un graffio, sentivo le bastonate ma avevo il casco. Nell’attimo che ero a terra ho cercato un vigile o un carabiniere ma non ho visto nessuno”.
Cosa si sente di dire a questi ragazzi che anziché festeggiare nel migliore dei modi hanno dato il peggio di loro stessi? “Come in tutto il mondo non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ci sono i buoni e ci sono i cattivi. Anche in questa occasione è accaduta la stessa cosa: c’erano un ragazzo e una ragazza che quando hanno visto il bauletto aperto mi hanno chiesto se mi avessero preso le pizze e, in caso io avessi confermato, mi hanno detto che erano pronti a risarcire il furto. Io dovevo consegnare delle birre e le avevo nello zaino sulle spalle”. Parole di conforto e solidarietà, insomma, che dimostrano che “ci sono i cattivi ma anche i buoni. Stamattina mi hanno fermato due ragazzini che mi hanno riconosciuto e mi hanno stretto la mano”.
Infine una riflessione e un invito: “Se quel ragazzo che ha fatto il danno venisse a chiedermi scusa, sarebbero scuse accettate”.


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