Questa mattina, al T-Hotel di Cagliari, si è tenuto il primo incontro (dei quattro in programma oggi) con i candidati alla Presidenza della Regione Sardegna. Mauro Pili ha discusso con i rappresentanti di Rete Imprese Sardegna (che riunisce le cinque più importanti Associazioni di categoria dell’artigianato e del commercio), guidati dal presidente regionale della Confesercenti, Marco Sulis, che coordina la Rete per il semestre in corso. Le imprese hanno chiesto, in particolare, un’attenzione su cinque punti fondamentali per il sistema imprenditoriale sardo: trasporti e continuità territoriale (soprattutto quelle viaria interna e marittima), burocrazia (è sempre più opprimente), energia (pari condizioni con i competitor nazionali ed esteri), fisco (oggi la pressione fiscale sulle imprese supera il 60%: in particolare Irap, sgravi sulle assunzioni, Imu), accesso al credito (e incentivi dei Fondi di garanzia dei Confidi).
Questa mattina, al T-Hotel di Cagliari, si è tenuto l’incontro con Mauro Pili, candidato alla Presidenza della Regione, promosso da Rete Imprese Sardegna. Pili, ascoltate le istanze di Rete Imprese, ha esposto in breve il suo programma, per la parte riguardante il mondo imprenditoriale. “Per rilanciare l’economia sarda – ha detto – occorrono interventi shock in tempi rapidi, riassumibili in quattro punti.
1) Attrazione straordinaria del turismo, per avere ricadute anche sull’indotto (servizi, commercio, artigianato e agricoltura). Metterei in campo 100 milioni di euro di investimenti, puntando sul contributo co-marketing di 10 euro a passeggero. Sono convinto che potremmo portare 3,5-4 milioni di passeggeri nell’Isola. Tutti gli indicatori parlano di una spesa media di 400-500 euro a turista, per una permanenza di 4-5 giorni, dunque è facile fare i conti sulla ricaduta nei territori.
2) Dobbiamo intervenire sulla riqualificazione della Sardegna sul piano dell’edilizia. Penso a una grande azione di recupero delle volumetrie esistenti, a cominciare dai paesi abbandonati dell’interno, puntando su albergo diffuso e B&B. Vale anche per i siti minerari e le strutture militari dismesse. In questo modo accorceremmo enormemente i tempi legati ai vincoli del Piano paesaggistico attuale.
3) Facciamo partire un grande cantiere Sardegna infrastrutturale. Le opere pubbliche possono muovere enormemente l’economia, in tempi immediati. Possiamo spendere subito risorse pari a 1,5 miliardi di euro, che eviteremmo di restituire al calderone nazionale.
4) Burocrazia zero: non è uno slogan, bensì un passaggio nevralgico e molto delicato, oltre che strategico. La sussidiarietà è certamente verticale (Stato-Regioni-Comuni) ma anche orizzontale. Questo secondo aspetto riguarda imprese e cittadini. La Pubblica amministrazione dovrebbe limitarsi ad una funzione di assistenza e controllo rispetto agli interventi garantiti dai professionisti dei singoli settori, per esempio in campo edile. In questo modo, le procedure avrebbero tempi in linea con le esigenze reali del mondo imprenditoriale.
Sui trasporti sostengo da tempo che la Regione dovrebbe impiegare diversamente i 72 milioni di euro dati ogni anno alla Tirrenia, puntando piuttosto sugli oneri di servizio pubblico previsti dall’UE per le regioni insulari: in questo caso di conteggiano i costi reali più un reddito d’impresa che oscilla tra il 4 e l’8%.
Energia: ho presentato in Parlamento la proposta di legge denominata “Paris”, che ci riallineerebbe con la realtà europea ed eliminerebbe le situazioni di monopolio esistenti.
Fisco: è un problema più nazionale che regionale. Parlamento e partiti sono controllati dalle banche: ecco perché non viene abbattuto il debito pubblico. Vi è il timore di toccare i 92 miliardi di liquidità degli istituti di credito. Il Patto di stabilità, inoltre, andrebbe discusso e fissato attraverso un’Intesa Stato-Regione, peraltro prevista dalla Costituzione e dallo Statuto sardo”.