Resti di villa romana nel Corso:perché non fare uno scavo trasparente?

La proposta: “Fare uno scavo davanti agli occhi dei passanti, per incuriosire adulti e bambini sulla storia della nostra città”


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È di questi giorni la scoperta di un pavimento mosaicato del periodo romano nel Corso Vittorio Emanuele II. Accanto alle tessere del mosaico rivedono la luce anche i resti di strutture murarie. Da qui l’idea che potrebbe trattarsi di una casa antichissima, forse  di una “domus” anche se, per voce della Soprintendenza archeologica, è presto avere certezze con il soprintendente che “invita alla prudenza”. Frase ripetuta assai spesso dagli archeologi, talvolta noiosamente, ci sia consentito. La prudenza, è pur vero, è ben accetta in assenza di scavi archeologici che probabilmente, nell’area del ritrovamento, verranno avviati nei prossimi giorni. Ma perché non realizzare – come in altre città – uno scavo trasparente, davanti agli occhi dei passanti? Ciò incuriosirebbe i più piccini verso la storia, infondendo magari un pizzico d’amore per le cose antiche della nostra città. Creando positive contaminazioni culturali. 

Non a caso, sono stati alcuni passanti ad aver dato la notizia della scoperta, attraverso i Social network. I cittadini, si, che hanno notato qualcosa di strano affiorare da una trincea aperta dagli operai per ripristinare, in un lungo tratto del Corso, le tubature della rete idrica, elettrica e del gas. 

Che questo angolo di Cagliari fosse ricco di storia è cosa risaputa. In pochi sanno, però, che non è stato ancora scoperto il cimitero della Chiesa di San Francesco, ora inglobata con l’annesso convento tra il ristorante OLD SQUARE e il negozio di calzature BIFULCO. Ci riferiamo a diverse centinaia di sepolture, e ad una grande cripta della quale parlano le fonti antiche. Stiamo tranquilli i morti: potranno ancora riposare in pace! 

Il Corso Vittorio Emanuele è anche ricco di cisterne d’età cartaginese, scavate “ex novo”.

Quando Roma accusò Cartagine di aver pianificato l’invasione del Lazio, nel 238 a.C. inviò le legioni in Sardegna. Va detto che in più occasioni noi Sardi ci ribellammo e però, all’isola, fece bene una ventata del loro progresso. Lo testimonia, nel suo piccolo, una grande cisterna  presente sempre a Cagliari dentro la CARTLIBERIA COLLU. Mentre un altro serbatoio idrico è celato dentro una vicina DROGHERIA. Resti di blocchi di pietra cavati dai romani sono visibili nei ruderi de S’ECCA MANNA, l’Arco di PALABANDA che guarda caso si affaccia nel Corso Vittorio. Nell’Orto Botanico: tracce di un ISEO, luogo di culto legato all’acqua che i romani attingevano dal vicino POZZO LIBARIUM, annesso al grande ANFITEATRO. Sempre nella fertilissima vallata di PALABANDA, che lambisce appunto il Corso, le tracce degli impianti dell’antichissimo acquedotto, anch’esso creato dai romani. A pensare che in quel periodo, parliamo di 2000 anni fa, esisteva al posto del Corso, un sorta di terrapieno sopraelevato per evitare il rischio degli allagamenti, assai  frequenti nelle zone residenziali prossime al mare, peraltro acquitrinose come nel caso di Cagliari. Basti pensare agli acquitrini ancora presenti in Viale La Plaia oppure a Santa Gilla. 

E poi non va dimenticato che nei pressi del Corso Vittorio passava anche la STRADA ROMANA ad TURRIS LIBISONIS – KARALES. Una Importante arteria che da Karales, più precisamente dalla zona cagliaritana  di Piazza Yenne, conduceva a TURRIS LIBISONIS, che significa  Porto Torres. 

Accanto a questa strada, fondamentale per i trasporti e le comunicazioni tra i vari centri romani dell’isola, sorgevano le ville patrizie. A poche centinaia di metri dal mosaico ritrovato, sopravvivono i resti di Villa Tigellio composta in origine da tre edifici d’epoca romana, con numerosi affreschi. Nella locale Casa degli Stucchi fanno bella mostra splendidi   abbellimenti in ocra rossa su una base intonacata con la calce. Molta  della malta cementizia impiegata per realizzare queste opere proveniva dalle cave sotterranee del circondario, specialmente dai colli di  Tuvixeddu e di Tuvumannu che conservano i resti di antiche fornaci, individuate ad esempio nella via Maglias. Ed ora, una nuova scoperta fa ritornare d’attualità la storia antica di Karalis, dei suoi aspetti artistici, delle sue cisterne, delle acque che spesso allagavano i mosaici trasformati frequentemente in complessi termali. Il tutto sepolto sotto questa nostra amata città che dimentica di esser stata grande e importante. Dal 227 a.C., l’isola ottenne i dati la forma giuridica ed il rango di Provincia. Ma di tutto ciò parleremo prossimamente.  

Marcello Polastri 


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