Rebus usi civici, il governo impugna la norma: parola alla Corte

Il provvedimento era stato chiamato dagli ecologisti “editto delle chiudende”


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La legittimità della legge sugli usi civici verrà verificata dalla Corte Costituzionale. Il Governo impugna la norma approvata a fine luglio da centrodestra e centrosinistra in Consiglio regionale, perché in contrasto con l’articolo 117 della Costituzione. Soddisfatte le associazioni ambientaliste, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, Amici della Terra, Lega per l’Abolizione della Caccia, che esprimono “forte soddisfazione” per la decisione del governo di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale sugli usi civici. Il provvedimento era stato infatti ribattezzato dagli ecologisti “nuovo editto delle chiudende”.

In materia di usi civici la legge impugnata prevedeva che la ricognizione dei terreni gravati da usi civici e affidata ai Comuni fosse poi approvata dai rispettivi consigli comunali. Secondo l’articolo 1 censurato dal governo, la “sclassificazione” ipotizzata dalla legge avrebbe potuto riguardare anche i terreni sottoposti a uso civico che avessero perso la destinazione funzionale originaria di terreni pascolativo o boschivi o per i quali non fosse riscontrabile o documentabile l’originaria sussistenza del vincolo demaniale civico. Sempre secondo l’articolo 1 impugnato, terminata la ricognizione entro il 31 dicembre, i Comuni dovranno trasmettere i documenti del piano di accertamento straordinario alla Regione: la Giunta avrà tre mesi di tempo per approvare un Piano straordinario di accertamento. Ma con il fatto che si rimandi a un’ulteriore cartografia per la rilevazione degli usi civici, la Regione, contesta il governo, “mette in discussione la ricognizione finora predisposta, incidendo in modo unilaterale sullo strumento di pianificazione”.Secondo il Ministero degli Affari regionali la ricognizione affidata ai Comuni dovrebbe essere svolta, invece, congiuntamente dallo Stato e dalla Regione.


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