
Di Nanni Boi
Quattro sconfitte in sei partite non sono poche anche per un campionato che offre ciambelle di salvataggio a go’ go’ come la serie A. Ma la due vittorie evitano i drammi nel Cagliari perché c’è chi sta peggio. Certo, per chi vorrebbe qualcosa di più della misera salvezza in un torneo che mostra un esagerato livellamento verso il basso, ci sarebbe molto da ridire. Ma quello è un problema che potrà essere risolto soltanto riportando il campionato a sedici squadre e a 30 partite. Fino ad allora mettiamoci in testa che la parte inferiore della classifica sarà popolata da formazioni il cui valore non è superiore alla consorelle della cadetteria, anche se continueremo ad illuderci che le squadre che frequentano la bassa serie A partecipano allo stesso campionato delle big.
Tornando al Cagliari, vale la pena soffermarsi sui peccati di presunzione che hanno avuto buona parte di importanza nel determinare i due insuccessi consecutivi. Tanto più negativi se si pensa che sono stati ottenuti entrambi in casa e al cospetto di rivali dirette in classifica. Una delle quali, il Sassuolo, dipinta dal tecnico Rastelli in sede di commento come uno spauracchio capace di imprimere un “pressing forsennato” sui portatori di palla avversari, alla resa dei conti ha vinto solo a Cagliari, rimediando la bellezza di un solo misero punto nelle altre cinque uscite.
Errori di presunzione non ammissibili a livello professionistico. Perché già bisogna fare i conti con i limiti oggettivi della rosa, ma sottovalutare la portata di certi aspetti non è pensabile se non si vuole tornare nella serie B “ufficiale”.
Il primo e più macroscopico errore di valutazione l’hanno fatto il presidente Giulini e il direttore sportivo Rossi effettuando una campagna acquisti quasi interamente basata su giocatori che provenivano da un anno di scarsissimo utilizzo (o addirittura in fase di lungo recupero come Wan der Wiel che si è aggiunto al lungodegente Melchiorri). Quando ne hai uno o due puoi gestirli, ma se cominci a contare Andreolli, Capuano, Cigarini, Pavoletti e così via, cominciano a essere un po’ troppi. Ma lo stesso errore di sottovalutazione l’ha commesso l’allenatore Rastelli, cui è bastato incorrere nel primo turno infrasettimanale del campionato per perdersi, e soprattutto per perdere causa infortuni molti dei giocatori sopra citati. La meraviglia è doppia se si pensa che Rastelli è nel calcio da una vita, che prima di fare l’allenatore aveva sommato almeno 400 partite da calciatore. Non pensare a dosare le forze di quanti giocavano dopo un’annata di sosta è davvero strano. Per non parlare dello sterminato staff che gli sta a fianco. Non uno che gli abbia fatto notare il problema (o che sia stato preso in considerazione se mai l’abbia fatto).
Detto questo non credo che il tecnico stia rischiando la panchina (e per come la vedo neanche se dovesse perdere a Napoli), almeno a giudicare dalle abitudini fin qui mostrate da Giulini. Così come, e qui vengo a un altro punto fonte di interminabili discussioni tra i tifosi, non credo che Pavoletti sia diventato una palla al piede. Certo, fedele al principio più volte esposto e secondo il quale una società di provincia deve scovare i giocatori da acquistare quando sono nella fase ascendente della loro valutazione e non al top, non avrei mai pensato di prenderlo per 12 milioni. Ma se ragioniamo sul valore del ragazzo il discorso cambia. Il fatto che sia rimasto finora a secco dipende solo dall’utilizzo sbagliato in termini di minutaggio che ne ha fatto l’allenatore, immagino in pieno accordo con la società. Era il pezzo da novanta da esibire fino all’ultimo minuto, e non si è pensato che fosse fermo da tanto tempo e logicamente che avesse una condizione fisica molto approssimativa. In questi casi in genere la condizione gliela si fa trovare giocando (come ha detto bene Rastelli), ma non tutte le partite dal primo all’ultimo minuto, bensì un tempo alla prima, 60’ alla seconda e alla terza, 75’ alla quarta per poi arrivare ai 90’. Pavoletti prima di infortunarsi era imballato nelle gambe, aveva perso la brillantezza della sua prima uscita contro il Crotone, ma sperando che lo stop non sia troppo lungo, tornerà al meglio della forma e sarà utile alla squadra. Per il resto non capisco come mai l’allenatore non abbia ancora provato Cossu come vice Cigarini in cabina di regia. Un ruolo che il buon Andrea conosce per averlo già ricoperto ai tempi di Conti. E che avrebbe evitato la rinuncia al grande dinamismo di Barella nel primo tempo di domenica scorsa. Ma come si usa dire nessuno “nasce imparato”, anche Rastelli farà tesoro degli errori e troverà un rimedio come è sempre successo in tutto questi anni dove, non dimentichiamolo, ha sempre raggiunto gli obiettivi. Piaccia o no, il tecnico di Torre del Greco ha avuto dalla sua i numeri. E finchè ci saranno quelli Giulini non tirerà fuori il portafoglio per pagare un altro ingaggio. Anche se qualche procuratore molto influente gli sussurrerà nell’orecchio questo o quell’assistito di cui possiede la procura. Fatevene una ragione. Oppure, mi rivolgo ai suoi detrattori, salite sul letto del fiume e aspettate altre due sconfitte consecutive, con Napoli e Genoa. Dubito che una basti. Sempreché San Gennaro il miracolo non lo faccia domenica per il Cagliari. In fondo Torre del Greco è distante solo 15 km da Napoli.