“Raptus” di e con Rossella Dassu: debutto nazionale a Pula

Nell’arena sotto le stelle, giovedì 4 agosto a Pula, rivivranno le trame intricate del mito e delle cronache recenti: tra amore e follia, storie nere e quietanti, in cui l’istinto prevale sulla ragione, e i più segreti e inconfessabili impulsi affiorano sotto la maschera della più raffinata civiltà.


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Nel segno di Eros e Thanatos con il XXXIV Festival La Notte dei Poeti organizzato dal CeDAC: s’intitola “Raptus” la pièce originale – scritta e interpretata dall’attrice Rossella Dassu, per la regia di Alessandro Lay, che debutterà in prima nazionale DOMANI (giovedì 4 agosto) alle 21.30 all’Ex Municipio diPula. En plein air nell’arena sotto le stelle, trasformata in palcoscenico, rivivranno le trame intricate del mito e delle cronache recenti: tra amore e follia, storie nere e inquietanti, in cui l’istinto prevale sulla ragione, e i più segreti e inconfessabili impulsi affiorano sotto la maschera della più raffinata civiltà.

La seduzione del male – o magari gli atti temerari e i sacrifici d’amore, ma pure i momenti di più alta ispirazione: “Raptus” indaga tra i molteplici significati di una parola in cui è sottesa la subitaneità di un gesto, imprevisto e improvviso, scaturito dalle profondità dell’io, e subito percepito come irreversibile e ineluttabile.

Viaggio tra i labirinti segreti della mente e del cuore, alla luce delle contraddizioni dell’animo umano e della mutevolezza di sentimenti e stati d’animo, con la pièce teatrale che trae spunto dagli antichi miti, e dagli episodi descritti sui giornali, per interrogarsi sull’origine e sul senso di gesti estremi, sulla volubilità del desiderio e sull’ambiguità delle passioni.

Tra arte e scienza, tra natura e cultura, il “Raptus” trova la sua spiegazione in un’irrefrenabile pulsione, l’attrazione pericolosa del vuoto, il piacere della devastazione: «ogni uomo uccide ciò che ama”, sosteneva Oscar Wilde ne “La ballata del carcere di Reading”, e la stessa brama di distruzione sembra armare la mano di (ex) amanti assassini. Se l’impossibilità di vivere e realizzare il proprio desiderio d’amore guida i passi degli innamorati sui sentieri della disperazione, o della desolazione, talvolta fino a un duplice suicidio, la ferita dell’abbandono si trasforma – per chi scambia l’amore con il possesso – nell’impulso omicida, che “punisce” con la vita la “colpa” del rifiuto, o del tradimento.

Tra gli archetipi del mito le trasgressioni dettate da un impulso inspiegabile e irresistibile, l’ultimo sguardo di Orfeo verso Euridice condanna la bella ninfa a restare nell’Ade, e il poeta al deserto della sua solitudine, mentre con il suo duplice delitto Clitemnestra,, che uccide lo sposo di ritorno da Troia, e con lui Cassandra, la principessa troiana condotta come schiava, più che vendicarsi di un adulterio, rivendica per sé il potere, al prezzo del sangue. Il troppo amore induce il cantore all’atto sconsiderato di voltarsi, perdendo per sempre l’amata, e l’odio e l’indifferenza spingono la regina ad eliminare l’ormai ingombrante e inutile reduce dalla guerra: in entrambi i gesti resta però una zona d’ombra, un sottinteso che apre ad ulteriori possibilità – l’incertezza, il dubbio, la paura per Orfeo, il rancore per l’abbandono e il tradimento per Clitemnestra.

La figura della femme fatale – incarnata in natura dalla mantide che sacrifica e divora il compagno – (e al contrario l’insaziabile seduttore, che inganna e abbandona le sue vittime, dalle innumerevoli imprese di Zeus alle avventure galanti di Don Giovanni) rappresentano ben note variazioni sul tema dell’irrazionalità dell’amore, e insieme delle sue contraddizioni, non meno “perverse” e crudeli del gesto efferato di chi decide arbitrariamente “o mia/o o di nessuno/a” fino a distruggere un’esistenza con il pretesto ingannevole della passione.

Nel suo “Raptus” Rossella Dassu affronta le differenti sfumature e declinazioni del sentimento più universale, tra i freddi numeri delle statistiche dei femminicidi, l’orrore della violenza e la barbarie dell’abuso, e all’opposto il fuoco di “eros” che si sublima in spirito vitale e creativo, potenza generatrice e forza ispiratrice, da cui scaturiscono “imprevedibilmente” immortali capolavori d’arte e poesia.

 


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