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Cagliari, rapina al gioielliere in piazza del Carmine. Arrestato dalla Polizia il terzo componente della banda.
Nella giornata di ieri, nell’ambito di un’attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Cagliari, gli investigatori della Squadra Mobile – IV Sezione, reati contro il patrimonio – hanno eseguito la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di Vittorio Salis, nato a Jerzu, 47 anni.
Tale misura restrittiva segue al fermo di P.G. operato nell’ottobre scorso nei confronti di Roberto Perra e di Antonio orrù.
Tutti e tre indiziati della rapina a mano armata consumata in data 24 settembre 2019 ai danni di un azionista di una società concessionaria di miniere di preziosi e oro, nel corso della quale i malviventi si erano impossessati di un sacchetto contenente 21 diamanti grezzi per un valore di mercato stimato in 800.000 euro.
L’iniziale attività di indagine aveva consentito di ritenere Perra come il mandante della rapina, mentre Orrù quale uno dei componenti del gruppo armato che aveva perpetrato la rapina.
Il proseguo delle indagini ha permesso di raccogliere forti ed univoci elementi probatori anche nei confronti di Vittorio Salis, pregiudicato di notevole peso e spessore criminale in quanto condannato per concorso in associazione di tipo mafioso (in particolare egli era stato condannato nell’ambito dell’operazione “Tuono”, pendente presso la Procura della Repubblica di Lanusei, in un’indagine relativa ad un sodalizio criminale che, alla fine degli anni ‘90, aveva imperversato in Ogliastra con numerosi attentati dinamitardi ai danni di imprenditori, politici locali e sindacalisti), associazione a delinquere relativa al traffico di sostanze stupefacenti, reati in materia di armi, reati contro la persona e il patrimonio.
Fondamentali per acclarare il ruolo dell’uomo, sono state varie attività di natura tecnica che hanno documentato frequenti contatti telefonici fra Orrù e Salis nei mesi antecedenti la rapina, varie visite effettuate da Orrù a bordo della propria auto presso la dimora del complice, i colloqui intercettati in carcere fra Orrù e i propri familiari con frequenti riferimenti a Salis, e, altrettanto importante, è stato il rinvenimento all’interno della cella dove era recluso Perra di una lettera indirizzata al padre in cui metteva in evidenza il ruolo avuto proprio da Salis nella rapina.