Quartu, prof al liceale: “Ritirati subito da scuola. Tanto ti bocciamo”

La mamma: “Sono esattamente 20 giorni che mio figlio si è ritirato da scuola, in terza superiore, a 50 giorni dalla fine dell’anno scolastico. Perché un educatore, prima che un insegnante, ha suggerito ad un ragazzino minorenne di 17 anni, il 15 marzo, di ritirarsi da scuola”


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“Ma che ci vieni a fare a scuola? Tanto ti bocciamo, non venire più”. Si rivolge così il prof ad un alunno di 17 anni di una scuola di Quartu. Ora il ragazzino è a casa, a scuola non va più. Ci riproverà l’anno prossimo, ma in un altro istituto. Tante le assenze del ragazzo, ma la madre avrebbe preferito essere convocata e comunque si aspettava un diverso trattamento nei confronti del figlio. La donna è andata su tutte le furie, ha già parlato con la preside (che ha tentato inutilmente di convincere il ragazzo a rientrare in classe) e minaccia ora di rivolgersi al provveditorato.

“Sono esattamente 20 giorni che mio figlio si è ritirato da scuola, in terzo superiore, a 50 giorni dalla fine dell’anno scolastico. Perché un educatore, prima che un insegnante, ha suggerito ad un ragazzino minorenne di 17 anni, il 15 marzo, di ritirarsi da scuola, di non perdere tempo, che è inutile andare incontro ad una bocciatura. E mi dica, signore educatore, è cambiato qualcosa nella sua vita in questo periodo, è più sereno? La sua coscienza non le bussa??

Perché, se le dovesse interessare (ma non credo, perché non mi ha mai contattata, nemmeno per illustrarmi le sue idee verso mio figlio) a noi è cambiata la vita. Mi ritrovo un adolescente che non sa cosa fare già dalla mattina. Certo, si è inscritto all’ufficio di collocamento, sta cercando qualcosa da fare, ma ha 17 anni e lei dovrebbe conoscere la realtà lavorativa che c’è oggi. Così mentre lei spiega le opere di chicchessia, mio figlio girovaga per la città, senza una meta. Contento, certo, perché a quell’età non hai la consapevolezza di quello che ti aspetta. Fa poco ho letto che la Sardegna è al primo posto per l’abbandono della scuola. Non mi sorprende.

La scuola”, aggiunge, “dovrebbe tenerti, rapirti, anche tirarti per i capelli, pur di non fartela lasciare. Questa generazione è molto difficile, ne sono cosciente. Ma tu, professore, non puoi spianargli la strada verso l’abbandono, verso il nulla. Perché oggi, senza studio, quello lo aspetta: il nulla.

Mio figlio riinizierà a settembre in un altro Istituto, sperando incontri solo Educatori che abbiano voglia di fare il loro lavoro.  Spero lei capisca il danno immenso che ha fatto.

Ringrazio invece”, conclude, “i vari professori che hanno accompagnato in maniera stupenda mio figlio fino ad ora. Non penso finisca qua; non per mio figlio, ma per gli altri che verranno. Perché è meglio annoiati in un banco che in una piazzetta”.


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