In fila sotto il sole cocente, alle prese con l’afa e spazi tutt’altro che ampi. A Quartu Sant’Elena va in scena l’assalto di centinaia di cittadini agli uffici comunali per ottenere il primo bollettino della Tari: la prima rata scade il 30 giugno e da oggi si può ritirare la copia cartacea degli avvisi di pagamento della tanto odiata tassa sulla spazzatura. E, dopo la scelta del Comune di digitalizzare tutto, cioè non spedire più nessun documento cartaceo direttamente ai cittadini, che possono entrare su internet e, con lo spid, ottenere tutte le carte del caso, chi non ha un pc o uno smartphone e chi non ha dimestichezza con la rete è dovuto andare sino all’ingresso del palazzo comunale di via Eligio Porcu: “Appena arrivati ci si trova davanti a decine e decine di persone, soprattutto anziane, ammassate per richiedere la copia cartacea dell’avviso di pagamento della Tari 2022. File interminabili che oltre a mettere sotto stress il personale e a rallentare gli ingressi per tutti gli altri servizi, mettono a rischio anche la salute dei tanti cittadini assembrati in piccoli spazi, con le temperature afose tipiche del periodo ed in un momento in cui ancora è presente una pandemia che non va sottovaluta e che colpisce specialmente le categorie più fragili”, denuncia il consigliere comunale di opposizione, Francesco Caredda, che ha anche divulgato le foto delle lunghe code.
“Disagi noti che già si sono presentati lo scorso anno e che non hanno ancora spinto l’amministrazione a prendere provvedimenti o ad accogliere le nostre richieste, presentate lo scorso anno e ribadite in tante occasioni, tra cui ieri durante il Consiglio, individuando le categorie di persone fragili o anziane impossibilitate a recarsi al Comune o ad accedere ai servizi digitali, inviando loro l’avviso Tari a casa, come del resto viene fatto in tutti gli altri Comuni. Dall’anno scorso, infatti, il nostro Comune ha deciso di non inviare più gli avvisi cartacei a casa ma renderli disponibili online dal sito accessibile tramite spid. Siamo tutti favorevoli alla digitalizzazione dei servizi”, osserva Caredda, “ma occorre tenere in considerazione anche quella fascia di popolazione che ha meno dimestichezza con le tecnologie e accompagnarle con un processo graduale”.