Ha quasi fuso la batteria del cellulare a furia di aggiornare le pagine web della Regione nella speranza di scorgere l’attivazione del bando del programma “Ritornare a casa”, Patrizia Concu, casalinga 55enne quartese. E non lo fa perchè non sa come impegnare le sue giornate, bensì perchè spera di riavere quanto prima suo marito a casa. Lui, Giovanni Piras, sessantuno anni, ex muratore, da maggio 2022 combatte contro la Sla: le sue condizioni sono peggiorate, a novembre è stato tracheotomizzato, oggi non parla più e vive nella Rsa di Flumini gestita dalle suore. Una location che la moglie definisce “inadatta, per quanto sia abbastanza seguito dai medici”. Patrizia vuole trascorrere insieme al marito più tempo possibile prima che, quella che è una malattia a tutti gli effetti degenerativa, glielo porti via per sempre. E pensare che, quando Giovanni era ancora in carrozzella, il bando era filato liscio: “Ci avevano assegnato medici e infermieri, purtroppo lo stesso giorno in cui abbiamo ricevuto l’ok dalla Regione ha avuto una grave crisi respiratoria ed è stato necessario portarlo in ospedale. Non avendo usufruito di almeno un mese consecutivo del supporto casalingo, la nostra richiesta è ufficialmente decaduta. Possiamo ripresentarla, ma non c’è il bando”.
Patrizia Concu va ogni giorno, insieme alla loro figlia, a trovare l’uomo col quale ha condiviso gioie e dolori negli ultimi decenni: “Può benissimo rientrare a casa, il servizio di assistenza domiciliare integrata deve mandare degli esperti per un sopralluogo nella nostra abitazione. Se dovessi eseguire delle modifiche per rendere gli ambienti adatti alla degenza di mio marito sarei pronta a intervenire da ieri”, afferma, sicura, la donna. “La Regione si muova e renda pubblico il bando, se non dovesse farlo il mio Giovanni morirà lontano da me. E io, da moglie, ho tutto il diritto di voler restare accanto a lui nell’ultimo periodo della sua vita”.